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IO E TE - I giovani secondo Bertolucci


Incontro con il regista di "Io e Te". Il suo interesse per i giovani in una storia che ha trovato ideale per il suo cinema, appena letto il racconto di Niccolň Ammaniti. Tranne il finale ha ha voluto cambiare nel film. La storia di due fratelli che si incontrano interpretati da Iacopo Olmo Antinori e Tea Falco. Esce giovedě 25 in trecento copie e con un minutaggio ridotto, rispetto a Cannes, per l’eliminazione di alcune sequenze.


IO E TE - I giovani secondo Bertolucci
Bernardo Bertolucci
”Io e Te” di Bernardo Bertolucci: il film che il Maestro, un anno dopo la consegna della Palma d’Oro alla Carriera, ha presentato Fuori Concorso all’ultima edizione Festival di Cannes.

"Ho perso il mio contatto con i giovani e da tanto tempo non parlo con loro" ha sentenziato Bernardo Bertolucci nella conferenza stampa di lancio del suo film. Eppure la sua ultima opera “Io e te” si lega tematicamente a quelle precedenti, come “Il conformista”, “La luna”, “Io ballo da sola” e infine “The Dreamers”, che, se pur girate in epoche storiche diverse, hanno per protagonisti sempre i giovani.
"Affrontare i giovani - come ci ha confidato - č un modo per superare una mia nevrosi".

“Io e te” č un’opera claustrofobica, girata interamente in una cantina, a pochi chilometri dall’abitazione privata del regista, che si definisce perň un amante della claustrofilia perché chiuso nella vita e perché in quei luoghi ritrova elementi rassicuranti.

"Questa storia, tratta da un romanzo di Niccolň Ammaniti, č stata molto difficile da elaborare: non mi piaceva il finale della morte di Oliva perché non volevo mostrare un film moralista con la “scontata” morte della tossica e allora l’opera ha preso un’altra strada. E’ un film sulla liberazione e sulla speranza. Lorenzo, che rappresenta un giovane di oggi, vuole vivere una pace interiore, che perň č interrotta dall’incontro con qualcuno diverso da sé, il quale irrompe nella sua vita come fosse King Kong o Marlene Dietrich. Questo incontro č per lui un’iniziazione e quando il fratello e la sorella escono fuori dalla cantina č una liberazione, come dopo il lancio di una bomba atomica".
Il finale del film, simile ai “Quattrocento colpi”, serve a ribadire quel senso di liberazione. Filmato da Bertolucci in un’unica inquadratura, ma per ben due volte: la prima con l’uso del carrello, la seconda con il dolly.

Girare, infine, per Bertolucci č una terapia: "l’arma segreta - come lui l’ha definita - č non pensare al pubblico. Nel momento in cui decido di fare un film non ci penso troppo al pubblico e faccio film che riflettono il mio battito".

19/10/2012, 08:58

Alessandra Alfonsi