Festival di Roma - Spagnoli e il biopic su Giuliano Montaldo
Dall'immagine del porto di Genova, “commentata” da
Giuliano Montaldo con un profondo sorriso, al terrazzo dell'abitazione romana, dove il regista traccia con la mano una personale panoramica e illustra a suo modo la città eterna. Genova e Roma dunque, l'una vissuta dal giovane Giuliano, l'altra divenuta la dimora dell'autore Montaldo.
Parte da qui il viaggio di
Marco Spagnoli, che nel suo "
Giuliano Montaldo – Quattro volte vent'anni" , lavora su due binari, quello privato e quello artistico, per arrivare a tracciare un ritratto completo di uno dei maestri della storia del cinema italiano.
Come già dimostrato nel suo precedente "
Diversamente giovane", documentario sulla figura dell'avvocatessa Giovanna Cau, Spagnoli ha la grande dote di saper mettere i suoi protagonisti in una condizione di assoluta libertà, e così accade con Montaldo, che ti sorprende e a volte ti spiazza con la sua classe e la sua ironia.
La macchina da presa riesce ad essere a volte molto presente, riuscendo a cogliere le diverse emozioni che passano sul volto del regista quando incontra l'amico
Carlo Lizzani o il giovane collega
Francesco Bruni, altre quasi invisibile, come accade in presenza di
Ennio Morricone, un momento vero, sincero, vissuto in totale intimità.
Dall'amore per il pesto ai viaggi oltreoceano, dall'infantile teatro dei burattini al primo incontro con Gianmaria Volontè, il racconto non perde mai di interesse, grazie anche alla bella colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi, che accarezza dolcemente le immagini.
Un biopic convincente, con un finale emozionante e dei titoli di coda divertenti, con un Montaldo versione pistolero che raccontando il proprio amore per i western di Sergio Leone, torna per un attimo giovane. Perché si possono anche avere “quattro volte vent'anni”, ma sorridere alla vita con la spensieratezza dei venti.
11/11/2012, 18:58
Antonio Capellupo