Note di regia del documentario "Variazioni Ordinarie"
ariazioni Ordinarie (2012) sviluppa l’idea di cinema come spazio pubblico, già presente in Della mutevolezza di tutte le cose e della possibilità di cambiarne alcune (2011). Se nel film precedente proponevo delle letture in degli spazi pubblici all’Aquila, in questo lavoro incontro gli abitanti di Roubaix attraverso una domanda che, oltre a fondare una pratica relazionale, agisce da rivelatore nei confronti del carattere dinamico dell’identità individuale. Come veniamo trasformati quotidianamente dalle parole degli altri? E come le nostre stesse parole agiscono sull’altro? La parola diventa una traccia di questi mutamenti reciproci e l’ascolto diventa l’esperienza centrale che guida la realizzazione del film e l’esperienza offerta al pubblico. L’ascolto sostiene la vista e la vista sostiene l’ascolto. E tra l’estraneità dei paesaggi e l’intima vicinanza delle voci, si apre al pubblico la possibilità di attraversare lo spazio ambiguo dell’identità singolare/plurale. Gli interlocutori registrati sono anonimi e si fanno portatori della parola di terzi. In questo modo le voci risultano prive di narcisismo e si indebolisce l’idea di una soggettività autonoma e centrale, senza per questo ridurre la responsabilità individuale. Al contrario, durante tutto il processo del film, ciascuno è spinto ad attivare la propria attenzione e a reagire. Se infatti non ci è dato di fondare liberamente la nostra vita, ci è forse possibile reagire alle determinazioni ricevute. Le memorie qui raccolte non guardano al passato. Sono piuttosto delle offerte al presente. Le manifestazioni di desideri, etiche, vicinanze/distanze dagli stimoli ricevuti.
Anna Marziano