JOHANNA KNAUF - La storia di una direttrice d'orchestra
Alla
50 giorni di Cinema a Firenze, il 5 dicembre scorso, in chiusura del XXXIV
Festival Internazionale Cinema e Donne, è stato fatto un grande regalo, e che regalo, a coloro che amano la musica. E' stato presentato "
Johanna Knauf direttrice d'orchestra: music to the people!", che la regista
Silvia Lelli chiama documentario, ma che ha, nei 70 minuti di lunghezza, tutto lo spessore di un film.
E' girato con la gradualità stupefatta di chi si avvicina ad un fenomeno (una donna) di estrema vitalità, vera passione incarnata e, prima di comprendere, gli gira attorno e chiede pareri ad altri, i suoi studenti, qualche esperto, inserendo inizialmente solo brevi scorci del lavoro della protagonista. Passando poi a mostrarci immagini dell'artista che dirige, canta, spiega e insegna, in sequenze sempre più lunghe e incisive.
Johanna, nata in Germania dove ha studiato musica, è poi venuta in Italia a perfezionare la sua formazione e qui, a Settignano, in Toscana, ha fondato un coro e un’orchestra, coinvolgendo centinaia di persone, diverse per provenienza, classe sociale, idee, preparazione musicale, in un unico grande ensemble classico, il “Coro e Orchestra Desiderio da Settignano”.
Per filmare l'espressione artistica particolarissima della protagonista, la Lelli ha frequentato da studentessa le lezioni per il coro. Dice nel film una cantante professionista che i concerti messi su dalla Knauf coi dilettanti di Settignano non sono semplici brani , ma difficili opere complete. L'artista preferisce insegnare a queste persone, inizialmente quasi tutte digiune di musica, perché le trova animate da un entusiasmo genuino ed esenti dalla competizione tecnicista dei Conservatori.
Si diceva che questo film è un regalo. Infatti, attraverso le immagini, riesce a spiegare quello che fa, o meglio dovrebbe fare, un direttore d'orchestra. Con riprese di faccia, dalla parte cioè che solo i musicisti possono vedere. Così il film ci trasporta nel mondo dell'esecuzione musicale che è spesso volutamente circondato di mistero, talché per molti le Opere stanno in uno spazio irraggiungibile. E coloro che le rappresentano sono ritenuti geni, un po' come i Matematici, che hanno avuto dalla Natura doti riservate a pochi mortali. E invece no! Da figlia d'arte la Knauf si è dedicata fin da piccola alla musica, formandosi come cantante- bravissima- e successivamente come direttrice d'orchestra sui generis, che smentisce il luogo comune delle difficoltà insormontabili di fare musica. Un po' perché ai suoi livelli di conoscenza la Musica diventa la vita stessa, e fornisce un piacere che una donna generosa ed appagata dalla sua arte desidera condividere. E, ce lo dice lei stessa alla serata di presentazione del film, c'è pure un altro motivo, autobiografico, che l'ha spinta a creare la scuola: malgrado un'iniziale predisposizione, una lunga consuetudine con la musica fatta con tutta la sua famiglia,ed un periodo di studio accademico durato ventisette anni, non mai ha ottenuto dai suoi maestri un trattamento da collega. Non certo perché non era brava. A questo sistema verticistico assurdo si è ribellata. Ed eccola divenire un'eccelsa insegnante, che mostra, a chiunque desideri praticare il canto, l'attitudine da tenere perché la voce si liberi . Sdrammmatizza le difficoltà, mostra la postura da tenere a livello muscolare e l'attitudine interna che produce, ognuno con la sua voce, il suono desiderato. Una didattica a livello così elevato da rappresentare, volendo, lezione di metodo in ogni campo dello scibile. Nel film viene mostrato che fare musica, nei versanti della voce, del movimento, della passione, dei significati , è un'azione che abbisogna di tutti i sensi e di un corpo che assecondi le emozioni e le sappia vivere. La qualità della struttura vocale o l'abilità tecnica di trarre dagli strumenti i suoni sono elementi necessari a creare differenze qualitative fra musicisti, ma non sufficienti a trasferire al pubblico quello che i segni grafici delle composizioni musicali racchiudono. In più di una scena vediamo che Johanna la musica la fa con tutta se stessa. E' il caso di dire, con anima e corpo.
Silvia Lelli nasce come etnografa, e pertanto, con questo suo suo lavoro, vuole anche far riflettere su svariati punti “Come mai la musica classica è ancora prevalentemente diretta da uomini, come quasi tutte le arti? È ‘maschile’ la forza con cui Johanna lavora? Sono qualità ‘femminili’ saper coniugare e accogliere opposti, contraddizioni, forza e delicatezza? Dirigere è un mestiere ‘da uomini’? Rispetto all'ottimo risultato delle riprese, in cui la Lelli si è cimentata personalmente per meglio fondere la sua ideazione con le immagini che la devono veicolare, le domande appaiono solo lodevoli propositi.Questo film, infatti, è come se le fosse sfuggito di mano e vive di vita propria. Emblematica una delle scene finali dove la regista è capace di mostrare il coinvolgimento dell'intera Piazza Signoria; persone, pietre ed aria. Durante le prove di un concerto tutto appare rispondere alla musica vibrando al suo ritmo, sotto l'appassionata direzione della Knauf.
Lucia Evangelisti28/12/2012, 10:00