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Note di regia del documentario "Il Carracci Perduto"


Note di regia del documentario
Sono due storie particolari quelle di questo documentario.
Due storie talmente semplici che a prima vista potrebbero sembrare simili ad altre. Ma se ci si sofferma un attimo, ci si rende conto che queste due storie hanno da dire molto più di quello che sembra, ci si rende conto che non hanno svelato tutti i loro segreti.
Una parla di una figura che tutti conosciamo, lo studioso d’arte, che siamo abituati a trovarci di fronte per aiutarci a comprendere e leggere le opere.
Normalmente, nessuno si accorge che lo studioso omette un dato fondamentale e cioè come è arrivato a determinate conclusioni, in pratica come studia.
Quali sono i percorsi, i trucchi del mestiere? Quanto tempo e dedizione richiede la ricerca su di un autore o su di un opera?
Si vuole mostrare quanto una scoperta apparentemente semplicissima, possa essere difficoltosa, tanto da necessitare quasi 300 anni.
E’ proprio di fronte all’ovvietà, alla capacità di guardare con occhi diversi la realtà che abbiamo di fronte, che entra in gioco il tortuoso percorso del ricercatore. Ripercorreremo assieme a Tommaso tutte le tappe, le intuizioni, che lo hanno prima fatto partire quasi casualmente per poi trovare il Carracci perduto.
L’altra è quella di un dipinto del ‘500, raccontato nei libri del tempo e poi misteriosamente scomparso che, con la semplicità degna di un film giallo, si scopre essere sempre stato dove doveva essere e soprattutto, davanti agli occhi di tutti.
In quale contesto è nato questo dipinto? Chi era il suo creatore e che mondo viveva? Gran parte della città dei Carracci è ancora esistente, vive un tempo diverso e forse inadatto alle sue costruzioni. Le sue pesanti architetture medievali, lanciate il più possibile verso il cielo possono, se anche noi sapremo trovare il giusto sguardo, raccontarci molto di quel tempo e di questi personaggi.
Scorrendo attraverso le ambientazioni originali, riscopriremo le atmosfere del tempo, aiutati dalle parole dei pittori stessi tratte dalle loro lettere, nelle quali discutevano della città e della pittura e anche attraverso gli storici del tempo, che documentavano quali incredibili anni fossero quelli alla fine del secolo sedicesimo.
Il documentario vuole raccontare una scoperta e un’opera tramite due racconti paralleli, che con il proseguire della storia convergeranno fino a congiungersi.
La seconda chiave narrativa metterà in rapporto l’oggi attraverso la figura dello studioso, del ricercatore. Nel suo percorso attraverso antichi manoscritti, biblioteche sarà in grado di passarci le nozioni necessarie per la comprensione del processo artistico del tempo e attraverso l’interpretazione non solo dei soggetti raffigurati ma degli elementi fisici alla base delle opere (materie prime, tecniche del tempo, stile della pennellata).

Andrea Dalpian