Sinossi *:
E se un dipinto dato per perduto da quasi trecento anni, di una delle più prestigiose firme della città di Bologna, fosse in realtà sempre stato sotto i nostri occhi, solo in attesa di essere riconosciuto?
E’ quello che è accaduto a “Enea in fuga da Troia”, un dipinto di Ludovico Carracci che dopo essere stato dato per disperso o distrutto nel corso degli anni, è stato ritrovato a Bologna in Palazzo Ratta.
Il dipinto che raffigura Enea con la famiglia in fuga da Troia, è sempre rimasto nel palazzo, esattamente dove doveva essere.
L’opera era esposta in quella che oggi è la sede di Irides (azienda pubblica di servizi) ma, pur essendo visibile a tutti, non era mai stato degnato d’attenzione.
Il dipinto risultava, essere stato dipinto per quella residenza nobiliare, nell’edificio già nella letteratura artistica e nelle cronache del ‘600 e del ’700. Tuttavia le successive ristrutturazioni hanno modificato completamente l’assetto del palazzo, nascondendo alla vista dei più anche il grande affresco.
L’opera viene così data per dispersa fra l’Otto e il Novecento: opinione confermata anche nella monografia dedicata nel 1939 a Ludovico Carracci di Heinrich Bodmer.
Tutto questo fino a quando un giovane studioso, Tommaso Mozzati, ricercatore all'Università di Perugia e già impegnato in un più ampio studio sulla collezione della famiglia Ratta, comincia a cercare e a trovare riscontri a una sua intuizione e cioè che l’affresco non si sia in realtà mai mosso dalla sua posizione originaria.
Occorre però supportare la scoperta con ulteriori documenti, testimonianze che siano sopravvissute a quattro secoli di storia bolognese, muoversi attraverso le trasformazioni di un palazzo e di una città intera.
Il documentario vuole inseguire questi due fili conduttori. La rocambolesca quanto ironica storia di un dipinto che ha visto passare davanti a sé secoli di storia bolognese e quella altrettanto affascinante di uno studioso che, come un investigatore, ne insegue le tracce a distanza di secoli attraverso archivi, antichi libri e biblioteche.
In questo modo verrà alla luce anche il lato più intimo e nascosto della figura dello studioso d’arte, un mestiere spesso solitario e fatto di dedizione, pazienza e perseveranza, nel quale i risultati possono arrivare anche dopo anni di ricerche.
Sarà un’occasione per poter far riavvicinare o addirittura rivelare, alcuni dei luoghi più suggestivi della città di Bologna agli spettatori. Un patrimonio artistico non inaccessibile ma spesso trascurato se non dimenticato anche dagli abitanti della città stessa. Un modo per riscoprire tesori del nostro territorio unanimemente riconosciuti come capolavori in tutto il mondo ma che troppo spesso, come capita quando le cose si hanno sotto il naso tutto il giorno, ci dimentichiamo di ricordare, pubblicizzare, valorizzare.


Fotografia:
Andrea Dalpian

Produttore:
Giusi Santoro

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