PINOCCHIO - L'incontro con Enzo D'Alò
Delle molte trasposizioni, traduzioni, riletture e interpretazioni intermediali di “Le avventure di Pinocchio” di Collodi, il romanzo pedagogico più pubblicato e letto, il film in animazione di
Enzo d’Alò, presentato con successo alle Giornate di Venezia, è una versione fedele al testo, resa unica dalle immagini e dalla musica.
"Ho voluto ricostruire" - ha precisato Enzo d’Alò - "la storia in un film, come Collodi, da critico musicale, avrebbe voluto vedere e che non era mai stato visto prima da un punto di vista delle musiche, affidate ad un artista eclettico come Lucio Dalla, e delle immagini, ideate dai disegni di Lorenzo Mattotti"
Così l’ultimo progetto realizzato da
Lucio Dalla, anima di questo film, è stato, in realtà, un’occasione per il musicista bolognese per riavvicinarsi al cinema e alla musica composta per il cinema. Questa, come ha spiegato in conferenza stampa
Marco Alemanno che ha ultimato il progetto dopo la scomparsa del compagno, è una musica destinata ai bambini con un tessuto semplice e orecchiabile, che alterna la musica circense-felliniana di Rota a quella colta-favolistica di Rossini. E proprio il brano di chiusura, non compiuto da Dalla e affidato alle voci di bambini, è un saluto al musicista, cui il film è dedicato.
I personaggi nascono invece dal lavoro di pre-produzione che d’Alò ha svolto con
Lorenzo Mattotti, dai cui disegni, matematici e pastellati, è scaturita l’ideazione dei personaggi primari e secondari e la scelta delle colline e del mare della Toscana come ambientazione.
E proprio la fedeltà al testo collodiano ha motivato il ritorno della figura del Pesce-cane, che nella versione disneyiana era stata rappresentata invece da una balena, e la presenza del Pescatore Verde, poco utilizzato e dimenticato nelle altre versioni, che ha qui invece la voce di Lucio Dalla, un personaggio dal musicista molto amato.
Esistono tuttavia alcuni varianti rispetto al testo originario, come la visione psichedelica del Paese dei Ballocchi, che diversamente da Collodi e per motivi, definiti dallo stesso regista, anacronistici, non rappresenta un luogo punitivo, ma un luogo di puro svago, simile ad un parco giochi con musica sgargiante ed effetti caleidoscopici, la presenza del volo dell’aquilone, filo conduttore visivo che apre e chiude il film, una Volpe dalle sembianze e dalla voce femminili, l’assenza della scena dell’impiccagione e l’immagine di un Lucignolo positivo, goliardico e simpatico.
Un lavoro artigianale, quasi di bottega, che ha visto l’impiego di circa cinquecento persone, per la favola di eccellenza italiana: riadattata in un film di animazione che, pur partendo da valori culturali europei, ha una poetica giapponese.
19/02/2013, 09:08
Alessandra Alfonsi