Note di regia di "Fili Invisibili - Storia
Minima della Famiglia Bioni"
Seguendo l’indicazione dello scrittore Orhan Pamuk “Le storie individuali sono di gran lunga più adatte a illustrare quanto sia profonda la nostra umanità”, il regista Andrea Papini ha realizzato un “appunto a matita” su una eccentrica famiglia di amici. Gli appunti a matita sono riprese, realizzate con una piccola videocamera, che meritano di essere editate e mostrate a un pubblico più vasto di quello familiare. Sono scritti veloci e imprecisi, ma realizzati – simbolicamente - con la grafite, che contiene il carbonio, la materia della vita.
Figlio di cuochi e albergatori, Lino Bioni, studente di ingegneria, soldato nella seconda guerra mondiale, prigioniero per tre anni sotto i francesi dopo la battaglia di El Alamein, emigrante in argentina negli anni cinquanta, morto suicida negli anni sessanta in seguito ai disturbi riportati in guerra, lascia tre figli, i protagonisti di questo documentario: Manolo, che nasce in Argentina nel '51; in Italia nascono Roberto nel 1953 ed Elena nel 1956.
I primi due svolgono la professione di maestri di sci e costruttori di case di legno in stile Walser.
Mentre Roberto ha una famiglia quasi tradizionale (separato, con un figlio che lavora con lui ed una figlia che fa la barista a Tenerife ma che è tornata ad Alagna per sposarsi con uno spagnolo), Elena, all’età di trentotto anni, con la piccola figlia Benedetta, nel 1993 va a vivere in India dove sposa il guru Baba Ji col quale ha altri tre figli: Kalki, Kailas e Ganesh. Da allora non è più tornata in Italia.
Parallelamente si racconta la storia del fratello Manolo che sposa una sua ex allieva belga conosciuta sui campi da sci vent’anni prima. Questi hanno una figlia, Clara, che oggi ha sei anni e vive tra Bruxelles - con la mamma Catherine ed il fratello adottivo di origine etiope Alexandre - ed Alagna, un piccolo comune delle Alpi dove lavora papà Manolo quando non può stare insieme con la sua famiglia. La piccola Clara si trova così a viaggiare spesso da sola in aereo con il cartello “UM”: Unaccompained Minor.
Questa famiglia, che in qualche modo abbraccia quasi il mondo intero (quattro continenti su cinque), con le sue culture eterogenee, è raccontata lasciando parlare i protagonisti nei loro luoghi di lavoro e di vita: sulle piste da sci del Monte Rosa, nella casa di Bruxelles, nella caotica India (sempre in secondo piano per non sovrastare le relazioni affettive dei protagonisti). E nello scorrere del filmato, mentre ci si accorge di trovarsi di fronte alle tensioni e ai sogni degli ultimi decenni, fa capolino la Storia, come quando Manolo mostra la famosissima foto del Che Guevara, a lui dedicata proprio da Alberto Korda, il fotografo che eseguì quello scatto.
Lo scalo a Dubai, folle e moderno sviluppo della società tecnologica, baricentro geografico tra l'Europa e l'India, è stato utilizzato come punto di riflessione sulle possibili alternative di vita che ci presenta il mondo contemporaneo.
Completano il lavoro le interessanti immagini estratte dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce riguardanti l’emigrazione italiana in Argentina e la battaglia di El Alamein della seconda guerra mondiale.
Lo stile visivo adottato sperimenta i limiti delle leggere videocamere in alta definizione, in formato AVCHD. Le riprese sono state effettuate con troupe leggerissima, per raccogliere le parole dei protagonisti con la massima spontaneità.
Molta cura è stata affidata all’edizione che ha richiesto oltre un anno di lavorazione.
Le musiche sono state affidate al giovane compositore napoletano Francesco Illiano che ha anche utilizzato, su gentile concessione della veneziana Rivoalto, una rara edizione delle cinque composizioni sulla passione di Vivaldi, utilizzate in controfase con le ambientazioni indiane.
Andrea Papini