Note di regia di "Sono un Pirata, sono un Signore"
L’idea di un film che raccontasse la disavventura di quattro Italiani rapiti dai moderni Pirati che agiscono sulle coste africane, risale a qualche anno fa. Quando, in verità, tali vicissitudini non erano ancora così drammaticamente “attuali” e presenti nell’immaginario collettivo.
Alcuni sporadici episodi, ovviamente erano già accaduti; ma l’attenzione dei mass media era ancora piuttosto distratta e per così dire “residuale”.
Mi capitò, comunque, di assistere ad una strana intervista che un improvvido reporter di una tv regionale ebbe l’idea di fare agli anziani genitori di un malcapitato marittimo originario della penisola sorrentina, fatto oggetto proprio di un sequestro al largo dei mari del Sud.
Pur nella sincera partecipazione emotiva per i due poveri intervistati, una parte di me non riusciva a non trovare fuori luogo e purtroppo involontariamente “comica” l’andamento di quell’intervista.
L’ottusità del giornalista, che si ostinava a fare domande improbabili di “equilibri internazionali” , “politiche economiche” , “risoluzioni di Diritto della Navigazione” e di “Principio di auto-determinazione dei Popoli”(!...), a persone il cui unico linguaggio a disposizione in quel momento era quello del cuore (“Torna, sta casa aspetta a te!”, detto con lo sguardo rigorosamente “in macchina”), suscitarono in me un sentimento assolutamente contraddittorio.
Da un lato, provai un’emozione sincera di partecipazione a quello che era un vero e proprio dramma; dall’altro, confesso, non riuscii proprio più a trattenere lo scoppio di una risata! Forse liberatoria; magari catartica. Ma nonostante ne provassi una autentica vergogna, io ricordo che ridevo proprio!...
La mia speranza è che “Sono un pirata sono un signore” ricrei negli spettatori quelle stesse condizioni che provai io allora. Una emozione ed un affetto immediato ed istintivo per i protagonisti della vicenda (per fortuna anche quell’avventura ebbe un lieto fine!); ed un benevolo, ma sano e sincero divertimento per le loro vicissitudini. Per ridere insieme con i quattro personaggi del film (e non alle loro spalle!) per la loro buffa, comica, ma tenera inadeguatezza a fronteggiare, forse, problemi più grandi di loro.
Che poi, come si sa, le lacrime scendono sia che si rida sia che si pianga.
Ed è questo, secondo alcuni il segreto della Felicità.
O, molto più semplicemente nel nostro caso, il segreto di una storia che ci ha divertito raccontare.
Edoardo Tartaglia