Al Bergamo Film Meeting l'anteprima di "Fedele alla linea"
Dopo "Cose naturali", cortometraggio di finzione con Roberto Herlitzka,
Germano Maccioni torna al cinema documentario, forte dei precedenti lavori
Lo stato di eccezione. Processo per Monte Sole 62 anni dopo, My main man. Appunti per un film sul jazz a Bologna e I giorni scontati, un’osservazione del sistema carcerario italiano direttamente dall’interno della Casa Circondariale di Lodi, tuttora in distribuzione.
Oggetto d’indagine sui generis, questa volta, è la figura di Giovanni Lindo Ferretti: cantante, autore e pensatore contemporaneo, che in quarant’anni di carriera non ha mai smesso di scatenare opinioni e posizioni contrastanti.
Non un documentario musicale, ma un dialogo intimo tra lui e il regista, legati da un rapporto di amicizia riconducibile agli anni in cui Ferretti, maestro di una bottega – in senso medievale – di musica e comunicazione, ha avuto Germano Maccioni tra i propri allievi.
"Rapportarsi con Giovanni – racconta il regista – significa aver a che fare con una delle personalità più ammalianti e inafferrabili del nostro tempo. Ma per me è una questione (anche) privata. Ci siamo conosciuti nel 2002, insieme a gran parte dei membri della produzione e della troupe.
Ci siamo incontrati, abbiamo fatto un percorso molto intenso a tratti sconcertante e innegabilmente formativo. È una premessa doverosa, non scontata, se consideriamo quanto le alchimie siano importanti, fondamentali a volte, per la riuscita di un racconto per immagini e concetti in movimento. Ci ritroviamo dopo qualche anno, ma in fondo non ci siamo mai lasciati".
Ferretti apre le mura della sua casa, sull’Appennino reggiano, e racconta un intero arco esistenziale: da Cerreto Alpi alla Mongolia, attraversando il successo, la malattia e lo sgretolarsi di un’ideologia. Il ritorno a casa infine, tra i suoi monti, per riprendere le fila di una tradizione secolare che l’artista sente il dovere di tramandare. Sullo sfondo il suo ultimo ambizioso progetto, Saga. Il Canto dei Canti, opera epica equestre che narra il legame millenario tra uomini, cavalli e montagne.
Pensiero politico-intellettuale forte e attitudine punk, cristianesimo e comunismo, musica popolare e letture salmodianti, palcoscenico e stalla: questioni esistenziali e storie famigliari che tratteggiano un percorso anticonformista, coerentemente controcorrente. Le parole di Ferretti – parlate, urlate, cantate, recitate – in relazione con la fisicità maestosa e l’animalità pura dei cavalli, muti testimoni di una nuova progettualità e al contempo fulcro di sue scelte passate, in un controcanto estetico costante.
Il racconto non poteva prescindere dal reperimento di preziosi contributi d’archivio: inedite immagini dei CCCP Fedeli alla linea nella Berlino degli anni del Muro, scatti dei primi concerti concessi da Umberto Negri, tra i fondatori del gruppo con Ferretti e Zamboni, vhs mai visti recuperati all’interno del Fondo Valdesalici, foto di famiglia, estratti del film di Luca Gasparini, Tempi moderni, sequenze del viaggio in Mongolia tratte da Sul 45° parallelo di Davide Ferrario, fino ad arrivare ai suoni e alle immagini dell’attuale tour A Cuor Contento.
Il documentario – realizzato con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission e Toscana Film Commission, in collaborazione con Cineteca di Bologna, RetroFilm Festival e Bottega Bologna –, verrà
presentato in anteprima nazionale al Bergamo Film Meeting giovedì 14 marzo, in programma nella sezione Visti da Vicino, e replicherà una settimana dopo, giovedì 21 marzo, nella sezione Panorama Doc al Bari International Film Festival, dove Maccioni ha già ottenuto il Premio Michelangelo Antonioni alla Miglior Regia.
Due tappe importanti per la produzione tutta bolognese – Articolture (da sempre al fianco del regista) in associazione con Apapaja Produzioni Cinematografiche di Simone Bachini, già produttore de Il Vento fa il Suo Giro e L’Uomo che Verrà, di Giorgio Diritti –, che preludono alla distribuzione del film nelle sale nella primavera/estate 2013.
13/03/2013, 09:38