Note di regia del film "L'Ultima Foglia"
"
L'Ultima Foglia" nasce dall'esigenza di raccontare una sorta di indolenza sentimentale che sempre più spesso si verifica nei rapporti. Vari fattori condizionano le coppie di oggi, primo tra tutti la precarietà del lavoro e di conseguenza l'instabilità economica. Spostamenti forzati e periodi di inattività lavorativa portano a dover rimandare decisioni importanti in attesa di condizioni più favorevoli. Tutti fattori che gravano su una convivenza già difficile di per sé.
La coppia protagonista si ritrova bloccata in una dimensione di stasi sentimentale, trasportata dagli eventi che concorrono ad esasperare la loro crisi. Nessuno è in grado di prendere una decisione, Zeno si rifugia in un'improbabile relazione, Rossana, invece, si chiude nella sua gravidanza attaccandosi alla speranza che la nuova vita possa portare un cambiamento.
I due protagonisti portano lo spettatore ad una plausibile analisi sulle vari fasi dei rapporti amorosi. Da un lato, Zeno e Rossana vivono un rapporto ormai in crisi, fatto di interminabili silenzi e di ipocriti gesti d'affetto. Dall'altro, invece, Zeno ed Ela (altro personaggio del triangolo amoroso) riscoprono l'amore con la sua più intensa passione lottando contro un tempo che sembra non bastare mai. Il tempo, appunto, è il protagonista che scandisce i due rapporti. Da un lato paralizza lo spettatore “invischiandolo” nelle interminabili giornate di Rossana, intenta ad aspettare un piccolo segno da parte di Zeno che, invece, ha livellato il suo elettrocardiogramma. Dall'altro, lo spettatore vive insieme a Zeno uno scorrere del tempo fluido e dinamico.
Lo scandire del tempo monòtono è espresso nella messa in scena, con ralenti esasperati. I salti temporali, inoltre, sono introdotti da “time lapse” (ovvero accelerazioni estreme dove un intero giorno viene velocizzato in pochi secondi) di scene metropolitane per sottolineare come lo scorrere del tempo sia soggettivo.
Stilisticamente l'uso della macchina a spalla, per l'analisi dei personaggi, è necessario per stare sempre sul soggetto inquadrato in maniera quasi morbosa. La macchina a spalla ha permesso di coglierne ogni sfumatura nello stato d'animo, imprigionando l'attore in piani il più possibile stretti. Fotograficamente un'illuminazione “claustrofobica” ha la funzione di amplificare lo stato di soffocamento dei personaggi bloccati nelle loro azioni reiterate. Dei forti controluce di giorno e dei viraggi cromatici molto decisi di notte trasportano lo spettatore in nette zone di luce o di ombra.
Questo saltellare da situazioni così estreme si sposa con l’accompagnamento musicale, dove le pause del brano sono importanti tanto quanto la stessa nota suonata. La dinamica della musica è stata fondamentale nel ricreare la dimensione onirica.
Non ci sono vie di mezzo così come il giudizio finale è nelle mani dello spettatore, che ha la responsabilità di ricostruire lo sgretolamento temporale della vicenda.
Leonardo Frosina