OUTING, FIDANZATI PER SBAGLIO - Le occasioni dei giovani
Matteo Vicino firma soggetto, sceneggiatura, regia e montaggio. Ed è qui che sorgono tutti i problemi di "
Outing, Fidanzati per sbaglio".
Il soggetto: ricorda immediatamente "
Marito e Marito" di
Dennis Dugan, dove due amici sono costretti a unirsi in un matrimonio gay per esigenze economico finanziarie, e nel quale tutto ruota attorno alle gag dei due che devono fingersi gay.
La sceneggiatura: l'errore più grande per uno sceneggiatore è lavorare da solo. Nel caso, è da evitare la condivisione del suo lavoro con gli attori. Volendo essere nel film, raramente questi si porranno in una posizione di critica costruttiva; tutto sarà splendido, e tutti punteranno solo ad anteporre, magari inconsciamente e in buona fede, loro stessi alla riuscita generale del film. In
Outing, malgrado la storia faccia all'inizio ben sperare, ci si perde dietro ai primi piani dei due interpreti principali, troppo perfetti per essere simpatici, come del resto gli altri personaggi.
La regia: in un'opera prima o seconda, gli attori più affermati devono responsabilmente dare una mano al regista che a sua volta, con umiltà, deve riuscire a superare il suo personale gusto.
Matteo Vicino poteva osare di più, e andare oltre le esigenze dello sponsor che ha finanziato il film, inventando situazioni e ambienti un po' più originali in cui far muovere la storia e i personaggi. L'omaggio a
Ozpetek nella scena finale, con il giro intorno alla grande tavola imbandita e ai commensali, non basta a dare l'etichetta, ma neanche la sensazione, che si tratti di un film d'autore.
Il montaggio: accademico e senza punti deboli risente dell'assenza di un apporto costruttivo da parte di un'altra persona. Quello che è stato girato viene montato con professionalità, nulla di più.
Tra gli interpreti,
Massimo Ghini riesce a bilanciare con misura un ruolo pieno di insidie scampando con grande maestria a quei luoghi comuni in cui sarebbe facile cadere per chiunque. Ed è forse il miglior interprete visto nelle commedie di questo inizio anno ("
Tutti contro tutti" a parte), nel quale attori e attrici, anche di un certo livello, scivolano pigramente nella farsa invece di impegnarsi seriamente nella commedia.
Se
Mario Monicelli sceneggiava a otto mani insieme ad Age, Scarpelli e Cecchi D'Amico, ci sarà stato un motivo...
20/03/2013, 15:54
Stefano Amadio