Quattro documentari italiani al Middle East Now
Domenica 7 aprile uno sguardo inedito sull’Afghanistan al
Middle East Now: alle 20.30, al Cinema Odeon di Firenze, sarà presentato "
My Afghanistan: Life in a Forbidden Zone" di
Nagieb Khaja, un documentario girato con i telefoni cellulari dagli abitanti di Kabul. Il regista, danese ma di origini afghane, ha distribuito agli abitanti di Kabul dei videofonini per documentarne e raccontarne la vita quotidiana al di fuori delle zone protette e nei villaggi più remoti. Un “Grande Fratello” afghan style, che porta lo spettatore dietro la facciata di una guerra mai davvero finita (anteprima nazionale alla presenza del regista). Prima del film sarà proiettato il cortometraggio "
This is London" di
Mohammed Rashed BauAli (anteprima nazionale).
Da non perdere alle 18.30, alCcinema Odeon, la proiezione del documentario
Cinema Jenin di
Marcus Vetter (anteprima italiana alla presenza del regista). In viaggio a Jenin, in Palestina, per raccontare la storia di Ismael, il cui figlio è stato ucciso per errore da un soldato israeliano, il regista tedesco
Marcus Vetter scopre con sorpresa che la città un tempo aveva un cinema dove la gente faceva la fila per vedere film nazionali e internazionali. La Palestina aveva una fiorente industria cinematografica, collassata con la prima Intifada nel 1987. Il documentario racconta l’incredibile avventura di Vetter, Ismael e un gruppo di altri palestinesi che decidono di riportare in vita il vecchio cinema e farlo diventare un luogo di aggregazione culturale e sociale.
Le proiezioni al Cinema Odeon partiranno alle 15.00 con il cortometraggio iraniano "
Make Art Not War" degli street artist iraniani
ICY and SOT, nomi d’arte dei fratelli Sadeghpour (anteprima italiana). A seguire ancora Iran con Nessa di Loghman Khaledi (anteprima italiana, presenta il film
Kamin Mohammadi, giornalista e scrittrice), la storia di una giovane donna che, come tante altre in tutto il mondo, sogna di diventare un’attrice famosa. Dopo diversi anni di gavetta riuscirà a conquistare un ruolo da protagonista, ma nella sua piccola e conservatrice città del Kurdistan Iraniano la scelta di Nessa diventa fonte di vergogna per la sua famiglia.
Alle 16.00 focus sulla Siria con la proiezione del cortometraggio "
Al Intithar" ("
Waiting") (anteprima italiana alla presenza del regista), la cronaca ravvicinata ma discreta della vita semplice e dura di alcune donne siriane a Camp Zaatari, campo profughi siriano nel deserto giordano dove il numero dei rifugiati ha già raggiunto i 45.000 e l’attesa di qualcosa di indefinito si dilata infinitamente. A seguire sarà presentato "
Round Trip" di
Mayar Al Roumi (anteprima italiana alla presenza del regista). Per Walid, un tassista di Damasco, la sua auto non è solo un lavoro, ma anche il posto per poter rubare un bacio alla ragazza che ama. Quando lei viene invitata a Tehran da un’amica i due decidono di partire insieme in treno, e il viaggio diventa un’occasione per conoscersi finalmente fuori dal taxi. Prima delle proiezioni si terrà il dibatto: "
Syria Now – riflessione sull’attualità siriana". Introduce e modera
Viviana Mazza, giornalista del Corriere della Sera.
In seconda serata, alle 22.30, sarà proiettato "
The Last Step" di
Ali Mosaffa, un film intenso e doloroso che narra la storia di un amore mancato e di una vita imperfetta, con una splendida Leila Mosaffa (protagonista del film premio Oscar Una separazione) diretta dal marito, che è anche il protagonista maschile della vicenda. Presenta il film
Bianca Maria Filippini, esperta di cinema iraniano.
All’Auditorium Stensen, le proiezioni partiranno alle 15.30 con una novità di questa quarta edizione: una selezione di documentari di registi italiani emergenti che raccontano storie e temi caldi legati all’area del Medio Oriente. Si parte con "
Money Market", di
Antonio Lemma: le storie di uomini e donne afghani che cercano di avviare la ricostruzione del paese attraverso la creazione di microimprese, ma anche quelle di persone che per scoraggiare l’uscita di capitali finiscono per incentivare di fatto i traffici di armi e di oppio. "
Bulaq", di
Davide Morandini: la rivoluzione in Egitto vista attraverso la popolazione del popolarissimo quartiere di Bulaq, a pochi metri da piazza Tahrir. Tra queste strade fatiscenti e vivacissime la gente combatte da anni per la sopravvivenza. "
Just Play", di
Dimitri Chimenti: l’associazione culturale Al Kamandjâti da 10 anni porta le sue scuole di musica in un territorio che dai campi rifugiati del Libano arriva sino alla Striscia di Gaza. Per Al Kamandjâti l’educazione musicale non è solo il miglior mezzo per proteggere la vita, ma anche il più efficace degli strumenti di sopravvivenza.
Alle 18.00 sarà proiettato"
Facing Mirrors" di "
Negar Azarbayjani", storia dell’amicizia tra due donne agli antipodi attraverso un viaggio in taxi. Rana, una giovane madre costretta dal bisogno a guidare il taxi del marito in carcere, e Adineh, transessuale in fuga dalla sua ricca famiglia, e da un matrimonio di convenienza imposto per nascondere lo scandalo della sua esistenza. Due mondi che si scontrano e che poi si sostengono reciprocamente, sfidando il perbenismo e i pregiudizi (anteprima nazionale alla presenza della regista, delle attrici e della produttrice. Presenta Farian Sabahi, giornalista e storica dell'Iran). Alle 20.45 "
Casablanca Mon Amour", un road movie che indaga la lunga relazione tra lo star system di Hollywood e l'immagine del mondo arabo. Il film mette in discussione la visione patinata ed esotica del Marocco, ricostruita attraverso gli sfondi di alcune delle più famose pellicole del cinema americano, da Guerre Stellari al Gladiatore. Armati di videocamera, due ragazzi marocchini raccolgono interviste, raccontano le loro impressioni, e ci restituiscono l'immagine di un Marocco fuori dai luoghi comuni (anteprima nazionale alla presenza del regista e della produttrice). Alle 22.30 "
The Boxing Girls of Kabul". In una palestra dello stadio di Kabul, dove non molto tempo fa i talebani lapidavano le donne, un gruppo di ragazze insegue il sogno di dare all'Afghanistan la prima medaglia olimpica nel pugilato femminile. La posta in gioco è in realtà molto più alta: è la vittoria sui pregiudizi e la conquista di un nuovo rispetto per il loro Paese e per loro stesse. La loro prima trasferta all'estero si rivelerà un’inappellabile prova della verità.
06/04/2013, 19:31