I vincitori del festival Il Cinema Italiano Visto da Milano 2013
Dal 5 al 14 aprile 2013 si è svolta l’XI edizione del Festival “
Il cinema italiano visto da Milano” che ha avuto luogo in varie sale cinematografiche tra Milano, Paderno Dugnano, Como e il carcere di Milano Bollate.
Per il
Concorso “Rivelazioni” del Festival in gara cinque lungometraggi non ancora distribuiti in sala votati dal pubblico, da una giuria di detenuti del carcere di Milano Bollate, e da una giuria composta da studenti della Scuola Civica di Cinema e Televisione di Milano.
A vincere l’XI Edizione del Festival
Il Cinema Italiano Visto da Milano secondo la giuria popolare e la giuria dei detenuti è il film
Tra cinque minuti in scena di
Laura Chiossone. Ritira il premio, una scultura dell’artista israeliana Michal Rosenberger, l’attrice protagonista
Gianna Coletti.
Il film è una tenera storia di dipendenza tra una donna – un’attrice di teatro – e una madre non più autonoma, che s’intreccia tra fiction e vita reale in un quadro di passaggio tra generazioni al femminile.
Laura Chiossone, dopo interessanti corti, esordisce nel lungometraggio dando prova di grande abilità e sensibilità. Grazie ad un ottimo cast e alla straordinaria prova della novantatreenne
Anna Coletti, mostra senza retorica il passo dopo passo di un’assistenza quotidiana che richiede amore, fatica e sopportazione. Il teatro dovrebbe essere in grado di rileggere questa realtà mutandola in spettacolo, ma è proprio la vita, quella che sta ‘fuori’, che reclama di essere messa in scena. Un film che è come un gioco di scatole cinesi: il cinema che riflette sul teatro che a sua volta ragiona sulla vita.
Secondo la giuria composta da studenti selezionati della Scuola
Civica di Cinema e Televisione invece il premio va al film "
Nina" di
Elisa Fuksas, definito dalla critica “
un’opera di grande personalità artistica che fa del talento visivo la sua originalità e affida allo spazio e al tempo i segni della sua ricerca”. Si parte dalla realtà per raccontare i desideri, le fantasie, per scoprire che in un’estate divisa tra chi parte e chi resta, c’è chi non parte e non resta. Questo all’inizio doveva infatti essere il titolo originale: “Non parto, non resto”. Il tema che
Elisa Fuksas vuole affrontare è proprio l’incapacità di scegliere tipica della sua generazione, il precariato esistenziale: giovani che restano fermi in un equilibrio che è solo apparente, incapaci di procedere perché l’aspettativa è da oggi a oggi.
15/04/2013, 14:15