Note di regia di "37°4 S"
Tutto è nato da un incontro con Loran Bonnardot, un medico che ha vissuto a Tristan e che ha stretto un forte legame con gli abitanti dell’isola. Grazie a lui, ho ottenuto il permesso di soggiorno sull’isola e ho beneficiato di una calorosa accoglienza.
Lo scrittore Hervé Bazin diceva che Tristan è una «favola filosofica che ha la prerogativa di essere vera». Al di là di ogni approccio antropologico o sociologico, il mio vero interesse era quello di provare la sensazione di vivere nel mezzo dell’Oceano e di creare un contatto umano con gli isolani, integrandomi quanto più possibile nella vita quotidiana degli abitanti di Tristan; ad esempio ho pescato ed ho aiutato a costruire una casa.
È difficile descrivere lo stato di straniamento che ho vissuto dopo lo sbarco. Ho provato, come prima sensazione, una grande libertà. Non solo per la distanza fisica che mi separava dalla mia quotidianità ma anche dal semplice fatto di poter girare con le tasche vuote e lasciare la porta di casa sempre aperta.
Il mio primo obiettivo professionale era quello di scrivere una sceneggiatura per un lungometraggio ambientato sull’isola. 37°4 S è nato come un puro esperimento, per verificare la possibilità di girare un’opera di finzione, cosa mai accaduta prima a Tristan.
Oltretutto ero completamente solo, senza una troupe. Solo dopo molti tentativi ho trovato qualcuno disposto a recitare. Ma in realtà né Riaan né Natalie volevano imparare i dialoghi né provare le scene. Per cui ho dovuto cambiare il dispositivo narrativo e ho inserito una voce fuori campo.
Adriano Valerio