JACK AND DIANE - Amicizia, amore, morte

Difficile definire in modo coerente "Jack and Diane" di Bradley Rust Gray: a tratti commedia sentimentale con messaggio LGBT, a tratti film thriller, a tratti ancora visionario e sperimentale lavoro di ricerca. C'è un po' di tutto, sembra che il regista abbia tentato più strade possibili in modo da allargare il bacino di utenza ma così facendo rischia seriamente di non accontentare nessuno...

Jack e Diane sono due ragazze giovani e infelici. Si incontrano, e subito tra loro scatta qualcosa: Jack, mascolina e introversa, pare avere le idee decisamente più chiare di Diane, stralunata e (inconsapevolmente?) seduttrice. Le due si inseguono, si avvicinano, si attraggono e si respingono: tra loro le convenzioni social-familiari, certo, ma anche degli stranissimi sogni che Diane fa, quasi reali, con mostri e strane creature che si muovono (sembra) dentro lei...

Virate horror inattese destabilizzano lo spettatore, che non riesce a godersi una (possibile) storia d'amore in salsa lesbo ma che - se ama la tensione - non ha abbastanza brividi per essere soddisfatto. Che sia una metafora della vita, in cui fatichiamo a capire ciò che vogliamo e, anche quando lo scopriamo, "qualcosa" di terribile ce lo può portare via da un momento all'altro?

Molto curato nella forma (ma fino a un certo punto, in una scena è evidente lo "spostamento" del livido sulla faccia di Jack da sinistra a destra!), il film si avvale di due attrici così diverse ma così ugualmente interessanti: Juno Temple, figlia di Julien, è ormai un'icona riconosciuta del cinema indipendente, mentre la meno nota Riley Keough, qui in versione tomboy, è la nipote di Elvis Presley oltre che una "trés chic" modella (si stenta a riconoscerla rispetto alle sue campagne per Miss Dior...).