IL CINEMA RITROVATO - La famiglia allargata di Nazzari e Toso
Evelina Nazzari (figlia di Amedeo Nazzari) e Silvia Toso (figlia di Otello Toso) sono giunte a Bologna -accolte dal più fedele dei loro sostenitori, il direttore Farinelli- per annunciare in anteprima il progetto editoriale dal titolo provvisorio
Fratelli d’arte, che vedrà luce nel 2014 e di cui la stessa Cineteca di Bologna pubblicherà l’edizione.
Nelle intenzioni delle due autrici e curatrici, i cui padri recitarono insieme in Malacarne (diretto da Pino Mercanti e Giuseppe Zucca nel 1946) e in Alina (diretto da Giorgio Pàstina nel 1950) si alimenta il desiderio di risalire e ridiscendere lungo gli alberi genealogici, creando una famiglia allargata del cinema italiano.
Il progetto -già ampiamente avviato- prevede interviste a tutti i figli e le figlie di attori, di attrici, di sceneggiatori, di registi e di eventuali produttori che hanno lavorato o con Nazzari padre o con Toso padre o con entrambi. Un’impressionante raccolta di testimonianze che poi le dirette interessate trasformeranno nella prosa di una narrazione. Un racconto su ricordi da cui -già nell’attuale fase in progress- emergono sensazioni e percezioni, sia intime e domestiche (dice Evelina) sia esibite ed esposte al glamour (aggiunge sorridendo Silvia). A corredo del processo di ritorno alle origini e di incontro nel presente vi saranno fotografie esclusive, familiari, custodite nei cassetti di coloro contattati e finora mai mostrate.
L’obiettivo principale, spiega Evelina Nazzari, è porre all’attenzione del (futuro) lettore interrogativi delicati e al tempo stesso rivelatori: “Cosa ha significato essere figli di genitori stra-ordinari, avvolti nella bolla delle celebrità? Cosa ha significato crescere circondati dalla surrealtà del divismo, percepito dall’esterno ma ordinario se vissuto dall’interno?”. Di volta in volta, Evelina e Silvia entrano in contatto con figli -sui cui nomi vi è ancora riserbo, per questioni legali- le cui esperienze divergono dal vanto all’orgoglio, dal disagio all’imbarazzo, dalla ritrosia alla negazione. Per la prima volta, a essere protagonisti non saranno i genitori bensì i figli, fratelli d’arte tra loro che in alcuni casi non si conoscono l’un l’altro.
La Cineteca di Bologna -confessa Silvia Toso- è indubbiamente il luogo ideale a cui affidare ciò che sulla carta è e sarà un progetto consuntivo sull’epoca d’oro del cinema italiano. Proprio Bologna, da sempre vista come culla della conservazione di un cinema e di una memoria che sono patrimonio collettivo.
03/07/2013, 23:32
Alberto Spadafora