TODI FESTIVAL - Amanda Sandrelli tra ebrei e palestinesi
Come credi sia stato possibile questo abbandono da parte di una madre?
"È stata la guerra. Safia ha lasciato suo figlio a casa perché pensava fosse il luogo più sicuro nel momento dell'arrivo degli israeliani. Ma la folla, la massa dei profughi in fuga l'ha trascinata lontano da casa dove il piccolo è stato trovato e allevato dai nuovi proprietari".
Anche se, dunque, non è stata una sua colpa diretta, il rimorso l'ha stretta per 20 anni.
"Il rimorso c'è ed è forte, per quel gesto che non ha fatto e che l'ha ferita in maniera inguaribile; prendere il bambino dalla culla e portarlo con sé prima di uscire".
Per cosa soffre di più, per questo o per il rifiuto del figlio, dopo 20 anni, ad accettare lei e suo marito come genitori?
"Il rifiuto alla fine lo comprendo, perché capisco che i veri genitori sono quelli che lo hanno cresciuto. Man mano che lo spettacolo va avanti, lo spettatore si trova a dare ragione a tutti i personaggi e le parti in causa; anche se sono ragioni spaventose, ognuno ha le sue.
Questo spettacolo aiuta a far chiarezza sulla situazione palestinese?
"Il teatro credo sia il posto adatto per affrontare questi temi. Lo spettacolo non è politicamente corretto, l'autore, Ghassan Kanafani rivendica le sue ragioni di palestinese ma non è antisemita".
E tu cosa pensi della situazione di cui si parla nello spettacolo?
"Io non riesco a prendere una posizione perché ho rispetto e una grande ammirazione per gli ebrei, ma comprendo e condivido le ragioni dei palestinesi. Di sicuro la faccenda non si risolve con l'odio, ma non tutti tra ebrei e palestinesi la pensano così. Questo spettacolo può servire perché riesce a far stare sospesi davanti a una realtà spesso sconosciuta, facendo valutare in maniera più adeguata smettendo di giudicare".
Dopo "Ritorno ad Haifa" hai in programma qualcosa al cinema o in tv?
"No per ora solo teatro, teatro, teatro!"
Il
Todi Festival prosegue con gli spettacoli in cartellone. Sabato in scena il debutto di "Raffaele Viviani" di
Franco Acampora con in scena l'autore e
Carla Ferraro, e al piano Carlo Negroni. Un estratto dalla vasta produzione di prosa e musica dell'autore napoletano che riesce a far riflettere per l'attualità dei suoi temi: lavoro, morti bianche, emigrazione, argomenti di oggi che fanno pensare che, dopo un secolo, nulla sia riuscito veramente a cambiare.
In scena anche lo spettacolo di mezzanotte "Che co'sex" di Richard Herring nella versione italiana di
David Conati, interprete e regista
Gianluca Ramazzotti. Un monologo apologo del membro maschile strutturato come una lezione scolastica dove gli spettatori sono studenti e il professore, Ramazzotti, illustra il mondo che gira intorno all'oggetto.
Oggi, domenica alle 18, la proiezione del documentario "Handmade Cinema" di
Guido Torlonia che parteciperà all'evento insieme alla coautrice della sceneggiatura
Laura Delli Colli.
25/08/2013, 12:39
Stefano Amadio