Note di regia di "Medeas"
Il film nasce dalla convinzione che per riuscire a comprendere il comportamento umano, ogni giudizio morale deve essere sospeso. I personaggi di Medeas non sono rappresentati come buoni o cattivi, ma piuttosto come esseri umani complessi con le loro paure, ansie, bisogni e desideri. Anche per questo motivo ho preferito mettere da parte i meccanismi narrativi tradizionali per concentrarmi su semplici impulsi sensoriali, estetici, emotivi, alla ricerca di un cinema minimalista in cui il racconto è il risultato dell'osservazione dei personaggi e del mondo che li circonda, non un’imposizione artificiosa su di essi.
La vicenda di Medeas è basata in gran parte su fatti realmente accaduti, rielaborati attraverso un approfondito studio psicologico. Valendosi di un rigore strutturale preciso, coerente, quasi geometrico, Medeas oscilla tra il concreto e il metafisico, coinvolgendo in questa ambivalenza, sia stilistica che tematica, i personaggi e l'ambiente circostante. I paesaggi di questa terra riarsa, sofferente per la siccità, sono trattati come estensioni visive degli stati emotivi dei protagonisti, di cui richiamano e amplificano sentimenti, aspirazioni, turbamenti.
Dal punto di vista tecnico, con il direttore della fotografia abbiamo lavorato molto sulla profondità di campo, in modo da ottenere un intreccio continuo tra primi piani e sfondo. Molte inquadrature rielaborano lo spazio grazie all'uso di specchi, finestre, corridoi, puntando allo stesso obiettivo: rimandare costantemente alla dialettica tra interno e esterno, tra psicologico e fisico. Lo stesso vale per il fuori campo, che ha un ruolo fondamentale e ha guidato molte scelte di composizione e illuminazione. Rispetto al suono, invece, ne abbiamo fatto un utilizzo esclusivamente diegetico, sempre per consentire allo spettatore di trarre liberamente le proprie conclusioni senza inutili manipolazioni esterne.
Il lavoro con gli attori è molto legato all’attenzione per quei momenti di cinema capaci di disorientare e perturbare lo spettatore, portandolo al tempo stesso a un livello più profondo e personale di comprensione. Tendo quindi prevalentemente a stimolare la profondità istintiva dell’attore, piuttosto che il suo intelletto. Sono attratto da una performance viscerale e impulsiva per il suo potenziale di sovvertire le norme più rigide della morale sociale.
Andrea Pallaoro