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VENEZIA 70 - Il Cinema, Fellini e Scola


"Che Strano chiamarsi Federico. Scola racconta Fellini" è un ricordo del grande regista presentato Fuori Concorso oggi alla Mostra


VENEZIA 70 - Il Cinema, Fellini e Scola
Ettore Scola, controlla l'inquadratura sul set del suo film su Fellini
Il docufilm è bello, Ettore Scola non sarà Fellini ma è bravo. Ma come non sottolineare la sensazione di volercelo ricordare in ogni inquadratura?

Quella tra Scola e Fellini è un'amicizia che parte da lontano, dagli anni del dopoguerra, quando i geniali vignettisti satirici si trasferirono in blocco nel cinema aiutandone l'esplosione in Italia. Oltre ai due, Steno, Marchesi, Metz, Maccari, Age, Scarpelli, tutti i grandi autori e registi del nostro cinema più vitale, il primo ad entrare nella memoria collettiva, a volte mondiale.

Come nel racconto che Fellini stesso fece in "Roma", il film comincia con l'arrivo nella Capitale dalla sua Rimini. E sono gli incontri e gli aneddoti, ricostruiti in finzione da Scola, che affascinano gli appassionati di cinema e non solo. Un viaggio che comincia nella redazione del Marc'Aurelio, "il" giornale satirico, e prosegue negli studi di Cinecittà, quelli più amati dai due registi. Molto interessante l'uso dei fondali e delle scenografie elettroniche che grazie alla volontà di tenere evidenti, donano una notevole suggestione da set cinematografico.

"Che Strano chiamarsi Federico, Scola racconta Fellini" conferma l'esigenza di ricreare intorno al nostro cinema il mito perduto. Peccato per gli ultimi minuti del film; un montaggio delle scene più famose e significative dei film di Fellini, presenti nella nostra memoria sia per visione diretta sia per averle incontrate in altri cento omaggi dedicati al regista.

06/09/2013, 14:19

Stefano Amadio