Note di regia del documentario "Gli Anni e i Giorni"
Il progetto di un film-documentario sulla scuola italiana nasce da un’esigenza, quella di raccontare il mondo della scuola con gli occhi di chi vive quel mondo quotidianamente e in prima persona, ovvero gli studenti.
La volontà è di riportare l’attenzione su un mondo, quello scolastico, sottostimato per importanza, valori e prospettive, anche in funzione di una crescita sociale, culturale ed economica del nostro Paese. Nella scuola, infatti, c’è tutto quello che sarà il nostro Paese nei prossimi anni: gli studenti di oggi che saranno gli Italiani di domani.
Si è scelto di incentrare l’attenzione sugli studenti perché sono loro, che vivono in prima persona quel mondo, che possono raccontare realmente la scuola di oggi, e perché sono proprio loro i primi ad essere esclusi nei dibattiti e nelle riflessioni sul mondo scolastico, quando, probabilmente, sono i primi a voler dire qualcosa.
Allo stesso modo, così come è importante ascoltare la voce degli studenti di oggi, è fondamentale ascoltare anche chi, ora 30/35enne e uscito dalla scuola superiore da 10/15 anni, è entrato a far parte del mondo del lavoro in pianta stabile, e può raccontare, a posteriori, il proprio percorso scolastico in rapporto all’attuale professione e posizione, dispensando consigli, suggerimenti e riflessioni (perché no, anche malinconiche) sul mondo scolastico.
L’intenzione del docufilm è quindi quella di seguire, come pretesto per parlare del mondo della scuola italiana, un anno scolastico di un gruppo di ragazzi all’ultimo anno di liceo classico che si appresta ad affrontare la maturità a giugno e, parallelamente, seguire le vite di alcuni ex-studenti dello stesso liceo, usciti dalla scuola circa dieci anni fa, e che ora si trovano a far fronte con la realtà del lavoro e della vita di tutti i giorni.
Il documentario intende raccontare il mondo della scuola con uno sguardo partecipe, affezionato, vivace e originale.
Sguardo partecipe: dare voce agli studenti significa avere come protagonisti dei giovani cui ci si sente legati per età, ambiente, interessi, prospettive. In questa sintonia e legame lo sguardo partecipe riflette una scelta stilistica: un documentario (e una macchina da presa) che sta “addosso” ai protagonisti, li segue nella quotidianità, e ne coglie anche gli aspetti più intimi.
Sguardo affezionato:tutti siamo stati studenti. Ed è con questa consapevolezza, quella di chi ha legato i principali ricordi di gioventù alla scuola, che si devono ascoltare gli studenti di oggi, e riascoltare quelli che,oltre dieci anni fa, hanno condiviso con i coetanei gioie e dolori scolastici. Ci avviciniamo al mondo scolastico con attenzione e premura verso le parole dei giovani studenti, e con un pizzico di malinconia e nostalgia per i racconti e i ricordi degli ex-studenti, sensazioni che si riflettono in una regia attenta al particolare, al dettaglio, alle pieghe delle emozioni.
Sguardo vivace: sono i giovani, ancora under 20, i principali protagonisti del documentario. Sono loro a raccontarsi, e ai loro coetanei, in parte, ci si rivolge. E quando si parla di e con i giovani, non c’è niente di meno opportuno che affrontare l’argomento in maniera noiosa. Dinamico, ritmato, a volte anche sincopato è lo sguardo vivace, capace di tenere viva l’attenzione sul tema e sui suoi protagonisti, grazie ad una narrazione efficace, immagini d’impatto e un montaggio incalzante.
Sguardo originale: il tema scolastico è già di per sé originale per il nostro panorama, o almeno lo è un approccio così approfondito e globale alla “questione istruzione”. aLa musica è un linguaggio universale con cui i ragazzi stessi esprimono le loro emozioni, e attraverso la musica filtrano anche pensieri e parole.
In questa direzione la volontà far raccontare alla musica l’universo scolastico, con brani che siano colonna sonora per i momenti topici del racconto, introducano e caratterizzino i personaggi, spezzino il racconto e lo riallaccino.
Beppe Manzi