ALESSANDRA CELESIA - "Raccontare l'Italia da lontano"
Come si è avvicinata a questa storia?
Mi sono ispirata ad un articolo apparso a Torino nel 1995 che proponeva un lavoro nella pesca del salmone in Alaska. Questa proposta, a cui molti amici avevano risposto (anche se nessuno è mai partito perchè era una bufala!) mi era rimasta impressa e quando ho avuto l’opportunità di raccontare l’Italia in crisi ho pensato che fosse proprio il desiderio di scappare lontano a dover essere esplorato e compreso. Così ho rimesso l’annuncio… e poi le cose si sono complicate.
Quali le maggiori difficoltà nel raccontarla?
Entrare nelle fragilità degli altri, capirne le ferite e portare alla luce la bellezza delle persone è una sfida complicata, soprattutto quando all’inizio del film non conosci i tuoi personaggi!
Abbiamo cominciato a girare i colloqui di lavoro filmando 100 persone per poi sceglierne 5… Quindi ho dovuto riuscire a capire le loro storie e farmi accettare in tempo record, questa è stata la più grande difficoltà. Anche il viaggio in Alaska è stata un’avventura complicata, resa più ardua dai budget tutto sommato ristretti per un’impresa di questa ampiezza.
La regista, come i personaggi, si è “persa nell’immensità”…
Dall'Italia a Parigi, da Belfast all'Alaska: quanto è importante il viaggio per il suo percorso artistico?
Ho iniziato a fare arte “scappando”, approdando in Francia per iniziare un’avventura di vita a 18 anni. Poi Belfast che ho fatto mia perchè è la città di mio marito e che ho avuto la fortuna di poter filmare. Credo di essere affascinata da ciò che è lontano, mettere distanza fra te… e te… permette di rivelare cose nascoste e seppellirle sotto metri di terra. In fondo chi scappa è perché non accetta la vita com’è e va a cercare la terra promessa per rimediare alla propria fragilità interna. E la fragilità delle persone è al centro della mia opera.
"Il mio paese ha bisogno di poesia", dice nelle note: cosa intende di preciso? Qual è il suo rapporto oggi con l'Italia?
Intendo dire che non si può raccontare l’Italia oggi senza “volerle bene”. Criticare è importante ma i reportage scandalistici su Berlusconi e i nostri politici non mi interessano più. Sentivo l’esigenza di scavare nell’”anima” del nostro popolo e di mettere in luce le nostre fragilità con tutto il tatto possibile.
Sono i poeti e gli scrittori oggi che fanno bene al morale della nazione, ciò che è volgare e affrettato non ci appartiene più. Abbiamo bisogno di metafore, non di realismo spietato. La gente è immersa in una grande crisi, ma anche una grande riflessione sul futuro. Io purtroppo vivo queste cose “a mezza strada”, sempre fra un treno e l’altro per tornare a respirare un po' d’aria di casa. Il mio rapporto con il mio paese è di grande nostalgia. Credo di riuscire a raccontarlo proprio perché mi manca. E capisco solo ora che sono andata via per realizzare certi sogni che in Italia non erano permessi. E allora mi sale un po’ la rabbia… Spero che vada meglio alle nuove generazioni.
Quali i prossimi progetti?
Sono lenta ad uscire da un film per entrare in un altro. Sto scrivendo molto ma è presto per parlarne... Ma la Sardegna dovrebbe essere la prossima tappa.
13/09/2013, 09:32
Carlo Griseri