Daniele Luchetti: "Questo sono io. Ma non proprio"
Ospite a Torino del
Museo Nazionale del Cinema per presentare il suo ultimo film, "Anni Felici",
Daniele Luchetti si è intrattenuto a fine proiezione con il pubblico per raccontare in prima persona un lavoro così personale e coinvolgente, ispirato dalle vite dei suoi genitori e che vuole puntare su "tre cose che credo valgano sempre:
l'amore, l'arte e la famiglia. Ho escluso volutamente la politica e la musica di quegli anni, volevo evitare l'effetto vintage, lo stereotipo".
"Questo sono io", dice a inizio pellicola il bambino che interpreta il figlio maggiore dei due co-protagonisti, Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti. "Quello sono io, in effetti, ma alla fine dei titoli di coda è scritto che i fatti narrati sono frutto di invenzione:
l'ispirazione è data dai miei genitori, da quello che ho vissuto a quell'età in quell'anno, il 1974, ma gli avvenimenti narrati sono inventati. Ciò che è vero sono i sentimenti".
"Per questo - ha proseguito Luchetti - il lavoro con gli sceneggiatori non è stato semplice, non riuscivo a valutare cosa fosse importante solo per me e cosa invece lo fosse per la storia. Da una quindicina d'anni portavo avanti questo progetto, che aveva un altro titolo ("Storia mitologica della mia famiglia") ed era un collage dall'800 a oggi di mie storie familiari. Quando ho iniziato a lavorarci con una giovane sceneggiatrice, Caterina Venturini, mi ha fatto notare come in quel blocco di appunti mancassimo proprio io e i miei genitori:
in quel 'buco' ho trovato il film".
Nel film viene usato molto il
Super8: "Per me è stato il gioco dell'infanzia, anche se le pellicole costavano care e quindi dovevo farmele durare, riuscivo a registrare per due/tre settimane in rulli da 3 minuti, registravo inquadrature brevissime, spesso sfocate... Quando ho girato quelle scene in Super8 ho voluto farlo solo io, senza troupe, siamo andati solo io e gli attori in Camargue, e in una mattinata o poco più abbiamo girato tutto. Ho girato il resto in
35mm: passare al digitale non mi spaventa, ma trovo che abbia una resa peggiore sugli incarnati del viso e sugli esterni giorno (mentre nella proiezione è nettamente superiore). E poi, visto che la pellicola costa, c'era una sorta di sacralità al momento del 'ciak motore azione' che temo si possa perdere".
"Anni felici" vive (anche) dei suoi attori. "Una volta progettavo di più i miei film, negli ultimi tre lavori ho voluto invece seguire la curiosità degli occhi:
questi attori sono così belli da inquadrare che volevo avvicinarmi sempre di più a loro! Kim l'ho scelto subito, l'ho sempre stimato molto ed è stato molto bravo col suo personaggio, è riuscito a umanizzarlo, a renderlo suo. Micaela è stata provinata con tutte le attrici più brave della sua generazione: avevo dei dubbi, lei aveva già fatto la mamma con Virzì, sempre negli anni '70, e aveva già lavorato con Kim. Ma era la più brava e ho scelto lei. Il rapporto con gli attori è il centro del mio lavoro".
08/10/2013, 08:35
Carlo Griseri