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FESTIVAL DI ROMA 8 - Presentato in concorso "A vida invisìvel"


FESTIVAL DI ROMA 8 - Presentato in concorso
Hugo, impiegato statale, non riesce a togliersi dalla mente delle immagini di un misteriso film in 8mm che ha ritrovato a casa del suo defunto amico Antonio. In passato Antonio, suo superiore in Ministero, gli rivelò qualcosa prima di morire. Ma Hugo crede che l’amico volesse dirgli altro, così inizia a rispolverare vecchi ricordi legati al passato come la storia con Arianna che non vede da sei anni..

"A vida invisìvel", in concorso all'ottava edizione del Festival Internazionale del film di Roma, è un omaggio del regista Vitor Gonçalves al suo maestro Antonio Reis tanto che nella sua opera riversa tanti stralci di ricordi biografici.

Peccato che non si comprenda affatto. Il film è di una lentezza disumana, andamento che tuttavia sarebbe stato apprezzato se ci fosse stata una solida sceneggiatura. È come se il film iniziasse in medias res e a causa di questa sensazione c’è una grossa difficoltà nel trovare un senso alla narrazione, che di suo è asciutta e minimalista. Da un’iniziale sala ricolma, pian piano il pubblico si è disciolto, uscendo dopo la prima mezz'ora del film, e la maggior parte dei “superstiti” erano provati e annoiati.

A seguito del film, si è svolta la conferenza stampa con il regista e l’attore Felipe Duarte, insieme al produttore della Rosa Film Pedro, Fernandes Duarte. Incontro incentrato prevalentemente su una aspra critica nei confronti del governo attuale in Portogallo che sta facendo morire il cinema con i suoi continui tagli alla cultura. Anche se traspare un filo di speranza perché «le cose cambiano continuamente e il Portogallo migliorerà».

La piazza di Lisbona è un’inquadratura ricorrente nel film perché è così importante?
Gonçalves – per noi portoghesi la piazza in questione riveste un'importanza fondamentale. Per il pubblico cinematografico portoghese è un luogo con un significato simbolico che un pubblico non portoghese ha difficoltà a percepire. Può sembrare una piazza qualsiasi, per noi invece si tratta di uno spazio in cui si è vissuta la vera storia pubblica del Paese.

C’è qualcosa di autobiografico nel film visto che l’anziano nel film si chiama Antonio come il suo maestro?
G. – Antonio Reis è stato il mio maestro, la sua ombra esiste soprattutto dal punto di vista estetico. Ho avuto molti contatti con lui, conosco bene il suo approccio estetico. Nonostante ciò il film non sembra ricordare per nulla i suoi lavori, se non per l'eccezione dell'elemento estetico.

Felipe, guardandoti recitare il tuo personaggio ricorda Tomas Milian in "Identificazione di una donna" di Antonioni, nella costruzione e soprattutto nel lavoro di fuoriuscita del mondo interiore. Come ha fatto a rendere vibile l'invisibile?
Felipe Duarte - Quando Vítor mi ha proposto d'interpretare Hugo ho considerato il personaggio subito come un eroe. E' stato un processo molto importante quello dell'interpretazione, inverso rispetto quello del mondo che corre velocemente. Così ho lavorato sul tempo del personaggio cercando di aderire a ciò che mi chiedeva il regista, utilizzando le parole però. Per me questo film è ricco di contenuto, oltre la forma di cui ha parlato Vítor. E questa visione delle cose è stata fondamentale. Quando ci siamo incontrati c'è stata un'intesa profonda ed immediata.

La situazione in Portogallo è complessa. In un Paese in cui i cineasti hanno avuto una rilevanza fondamentale per la cinefilia mondiale come si può andare avanti?
D. - C'è una crisi economica drammatica che attraversa l'Europa soprattutto i paesi del sud. In Portogallo abbiamo un governo neoliberale che, nascondendosi dietro la crisi, sta mettendo fine al cinema portoghese. I soldi ci sarebbero per aiutare il cinema, ma manca la volontà di organizzarsi per scopi di natura culturale. Il nostro governo sta in poche parole uccidendo il cinema. Poi c'è la gente come Vítor. Per decenni ha insegnato e pensato il cinema. Sono un suo studente e spesso sono stato a Roma per seguire dei festival dedicati al cinema. E' importante per me dire questa cosa: quando pensiamo a qualunque cineasta portoghese d'oggi tutti sono stati allievi di Vítor e in Portogallo lo consideriamo il principale professore di regia.

Maria Giorgia Vitale

11/11/2013, 12:00