ROMA 8 - Cinque uomini e una rapina
"
Take Five" un premio lo merita. Forse non come miglior film, perché gli americani quest'anno sono troppo forti, ma nel lavoro di
Giudo Lombardi c'è qualcosa di positivo che merita riconoscimento.
Il film ricorda e cita molti titoli storici, da "
I Soliti Ignoti" (braccio ingessato, fotografo...), a "
Operazione San Gennaro" per ambientazione e ritmo, con qualche citazione, ad esempio, da "
Ghost dog" di
Jarmush, quando
Gaetano Di Vaio balla un pezzo dance (lì erano i Public Enemy) in accappatoio da solo a casa.
Ma malgrado questo l'autore riesce a rendere il film originale, superando anche il rischio di finire "genere", riferito a un periodo preciso del nostro cinema, come piace ai registi italiani di oggi; il poliziottesco e la commedia sexy dei 70, la commedia all'italiana o il film di denuncia dei 60.
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Take Five" non è niente di tutto questo. È un film nuovo che parte da uno schema originale e finisce in un genere in maniera completamente indipendente.
Una grossa mano al film, che qualche limite lo ha nelle scene d'azione, la danno gli interpreti. Finalmente un gruppo di attori veri e professionisti, perfettamente in parte e capaci di caratterizzare i personaggi in modo distinto.
Peppe Lanzetta nei panni del vecchio rapinatore con un segreto,
Salvatore Striano capace di trasmettere la sua debolezza fisica e una determinazione che riuscirà a portarlo fino alla fine. Poi
Salvatore Ruocco pugile giovane e irascibile ma non certo un'aquila, e
Carmine Paternoster vittima prima del suo vizio poi della violenza degli altri. E infine
Gaetano Di Vaio perfetto nei panni del ricettatore che coordina il gruppo di rapinatori. Premio cumulativo???
Gli interpreti, le atmosfere, il ritmo, la sceneggiatura distinguono questo film e dimostrano che se l'idea e la voglia ci sono, si può fare un cinema diverso.
14/11/2013, 13:56
Stefano Amadio