FdP 54 - PER ULISSE - Un racconto "epico" sulla marginalità
Un centro di socializzazione a Firenze, il Progetto Ponterosso, frequentato da ex-tossicodipendenti, persone uscite dal carcere, senza domicilio, persone con percorsi psichiatrici. Questo è il luogo-non luogo dove
Giovanni Cioni ha ambientato il suo documentario "
Per Ulisse", una coproduzione italo-belga-francese realizzata da Teatri Uniti, Zeugma Films, Les Films du Present e Cobra Film. Non è facile raccontare delle storie complesse come quelle degli ospiti del centro, vite dure e difficile ai limiti della marginalità, ma Cioni riesce compiutamente a creare un film corale, a trasportare al cinema questa realtà.
Il filo conduttore di tutta l'opera è Ulisse, il mitologico viaggiatore dell'Odissea, colui che è lo scomparso, dato per morto, che nel suo lungo viaggio senza fine torna a casa senza essere riconosciuto dai propri parenti. Questa è la storia dell'umanità del Ponterosso, persone cadute, che cercano di rialzarsi, di tornare a vita nuova come il personaggio narrato da Omero. Un film fatto di sottrazioni, di spaccati di vita, di pause e di riflessioni, quello realizzato da
Giovanni Cioni, un'opera dove la poesia s'intreccia con i drammi umani. E' lo sconosciuto che si relazione con il grande schermo, si mette a nudo, con racconti quasi "epici" del proprio passato pieno di mostri e chimere.
In "
Per Ulisse" non vi sono interviste, ma racconti di realtà, confessioni intime rilasciate al regista, che dopo aver frequentato il centro per svariati anni è riuscito a creare un'empatia con i suoi frequentatori, tanto da non fargli sentire più il peso ingombrante di una telecamera. Questa è un'altra forza del film, come anche lo splendido montaggio realizzato da
Aline Hervè, concentrato in novanti minuti di puro cinema dove anche gli "ultimi" riescono a scrivere una grande storia...
02/12/2013, 22:53
Simone Pinchiorri