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FdP 54 - PER ULISSE - Un racconto "epico" sulla marginalitàSinossi *: Un centro di socializzazione a Firenze, frequentato da ex-tossicodipendenti, persone uscite dal carcere, senza domicilio, persone con percorsi psichiatrici. Lo frequento da qualche anno, come se fossi stato adottato in questo che sembra un porto di mare. Alcuni scompaiono, magari ricompaiono dopo qualche mese, magari non tornano più. Altri sbarcano, con la loro storia.
Ero stato invitato a fare delle interviste. Ho proposto di inventare un film da fare, con loro. Anche per loro.
Ognuno è solo con il proprio vissuto. Possiamo immaginarlo.
Ho evocato il viaggio di Ulisse.
Ulisse che è lo scomparso, in preda a mostri e sirene, che torna dal paese dei morti.
Il suo nome è nessuno, è lo sconosciuto che si racconta dopo aver sentito narrare le sue gesta.
Quello che accade attraverso l’esperienza del film. Un tentativo di ri-vivere. Di darsi un ruolo. Raccontarsi, raccontare gli altri, il mondo.
Anche inventarsi. Affabulare. La finzione permette di raccontarsi – perchè ognuno si racconta storie.
Entrare in questa affabulazione, coglierne la sincerità. Ulisse era un affabulatore.
Entrare in empatia con ognuno, fare vivere il suo sguardo, significa cercare uno scambio tra il personaggio e colui che guarda. Uno scambio sul campo di una connivenza ludica : dove io « faccio » il film, loro « fanno » gli attori – interpretano Ulisse, se stessi.
Uno scambio che si nutre del tempo, il tempo trascorso a parlare, ascoltare, vivere assieme. Ma anche a condividere l’elaborazione del film. A creare situazioni, immagini, che suscitino il racconto, il gesto, l’ascolto. Un film che sia per Ulisse.