ROMA CRIMINALE - Una visita al "Poliziottesco"
Si potrebbe non finire mai di raccontare gesta criminali in una città come Roma. Il genere, sfruttato anche con qualche punta qualitativa negli anni 70, è quello poliziottesco; drammi personali, caratteri border line sia di qua sia di là, grandi rapine, tante sgommate e la voglia di vendetta che si estingue solo nel finale.
"
Roma Criminale" di
Gianluca Petrazzi è tutto questo anche se di Roma c'è ben poco vista la scelta di girare molto stretto sui primi piani degli attori. Il dialetto, quello sì, abbonda; l'accento greve, la battutaccia, l'ammiccamento sono tipici della Capitale, senza i quali il film poteva benissimo essere ambientato a Parma o a Catanzaro.
Gianluca Petrazzi mostra una discreta capacità tecnica, abusando un po' dei dolly, spettacolari ma inutili se montati di seguito senza esser troppo legati al racconto. Il film è girato abbastanza bene ma è il montaggio a fargli perdere ritmo e a non rendere al meglio le sequenze, sia quelle statiche di dialogo sia quelle più spettacolari, che non mancano, come gli incidenti stradali o le sparatorie. I
crash arrivano sempre un attimo troppo tardi, mentre la rapina finale è difficile da decifrare nei movimenti, nelle entrate e nelle uscite, ma anche nell'individuazione di luoghi e personaggi.
Insomma le due voglie si vedono tutte: quella di fare cinema come "una volta" e quella di raccontare una criminalità che non c'è più in cui l'onore si è perso come gli scrupoli. Ma tutto sommato, le voglie non bastano e "
Roma Criminale" rimane un prodotto sospeso che poteva raggiungere un'ampia sufficienza con poche accortezze: il montaggio (come detto) e la recitazione, troppo caricata su una romanità da amarcord che non rende giustizia ai personaggi e agli interpreti.
03/12/2013, 18:27
Stefano Amadio