FdP 54 - ELVIS COSTELLO: MYSTERY DANCE - Le origini di un'icona pop
Ogni tanto al
Festival dei Popoli di Firenze viene proiettato anche un film “rock” e allegramente disimpegnato, questo è il caso di "
Elvis Costello: mystery dance" di
Mark Kidel, biografia della rockstar, costruita e confezionata su misura per i fan dell’artista di turno. Grafiche accattivanti, sottopancia colorati e molto materiale televisivo e videoclippato nel montaggio.
Elvis Costello ha sicuramente il suo zoccolo duro di fan e questo documentario prodotto da Arte e BBC li renderà sicuramente felici. Per chi è estraneo al culto di Costello il documentario risulta piacevole ma non certo esaltante.
E’ lo stesso
Elvis Costello (pseudonimo di Declan Patrick MacManus) a portarci nei luoghi della sua infanzia e della sua formazione musicale. Dai primi passi nelle beatlesiane caves di Liverpool al rapporto col padre, anche lui cantante di professione, al quale il giovane Costello rubava i vestiti per le prime esibizioni dal vivo. Interessante il capitolo delle collaborazioni musicali con Paul McCartney, Burt Bacharach e con il quartetto Brodsky. Costello è considerato un innovatore dal punto di vista del look e dell’atteggiamento della rock star nei confronti della propia immagine. Dopo aver attraversato un inizio punk, Costello viene letteralmente fagocitato dalle produzioni musicali che gli costruiscono addosso quel look di personaggio scalcinato, intellettuale graffiante e complicato. Lo pseudonimo stesso dell’artista è un esempio della costruzione del “mito” Costello che dall’anglosassone e serioso MacManus si trasforma in Elvis (icona del rock) e Costello (stereotipo abbastanza razzista di nome italo americano). Comunque non smetterò mai di ringraziare Costello per aver scritto Shipbuilding una delle più tristi e dolci canzoni della musica pop, naturalmente nella versione cantata da Robert Wyatt.
05/12/2013, 10:08
Duccio Ricciardelli