"EU 013 L'ultima frontiera" - A Roma per conoscere i CIE
Diretto da
Alessio Genovese, il film mette in luce la realtà dei molti migranti irregolari che ogni anno vengono trattenuti in regime detenzione amministrativa, senza aver commesso reati penali e senza essere stati giudicati nel corso di un processo.
In merito alla scelta di trattare un argomento così delicato, il regista, all'incontro presso il Cinema Aquila, ha dichiarato: “Abbiamo voluto identificarci con queste persone ritenute, purtroppo, pericolose. È stato necessario avere un approccio più culturale, appropriandoci della consapevolezza di ciò che stavamo trattando" ha detto il regista "Noi siamo la prima generazione Shengen e apprezziamo la parte positiva degli accordi; tuttavia bisognerebbe avere la capacità di analizzare quel processo storico con il tentativo di migliorare. Sono quindici anni che ci battiamo su questa tematica e non abbiamo avuto risultati. Dai trenta giorni imposti nei Cie (Centri di identificazione e di espulsione) siamo passati a diciotto mesi. Per capire che queste situazioni drammatiche non appartengono a un regime democratico dovremmo affermare maggiormente noi stessi come comunità. Abbiamo iniziato a girare un anno fa e la fase di ripresa è durata circa un mese”.
All'incontro è intervenuta anche la coautrice del film,
Raffaella Cosentino: "Noi abbiamo chiesto l'autorizzazione per partecipare ad un briefing della polizia e lì per lì la situazione mi è sembrata talmente irreale che stentavo a credere a ciò a cui stavo assistendo. Quei centri sono delle gabbie e noi con il nostro tesserino da giornalisti siamo riusciti ad entrare e a creare all'interno uno spazio creativo. Aiutarci nella realizzazione di questo progetto è stato per tutte quelle persone recluse un diversivo, una distrazione dalla realtà che vivono ogni giorno”.
Alberto Barbieri dell'associazione Medici per i diritti umani ha aggiunto: "L'associazione medici per i diritti umani conosce bene questa situazione. Abbiamo visitato molti Cie e siamo giunti alla conclusione che si tratta di luoghi incivili e inefficaci nel contrasto dell'immigrazione irregolare. Uno dei meriti più grandi del film è quello di farci entrare in queste celle e farci “respirare” la condizione disumana in cui vivono quelle persone”.
Grazia Naletto, presidente Lunaria ha concluso: “Queste strutture sono inefficienti in un periodo in cui si richiede il contenimento della spesa pubblica; costano allo Stato ben cinquantacinque milioni di euro. Bisognerebbe selezionare i servizi che necessitano di rimanere attivi, come i centri di accoglienza”.
Infine
Gabriella Guidi della campagna “Lasciatecientrare” ha affermato: “Quando l'onorevole Maroni vietò gli organi di stampa in questi centri se ne parlava molto poco dei Cie. Adesso questa realtà è decisamente più nota e la nostra campagna continua a portare avanti la proposta politica di chiudere questi centri”.
13/01/2014, 08:46
Margherita Pucello