L'ARBITRO - In dvd il film con Stefano Accorsi
Il primo fotogramma è una frase-metafora di Albert Camus: “Tutto quello che so l’ho imparato dal calcio”, ma
“L’arbitro” di Paolo Zucca è ispirato a “Il rigore più lungo del mondo”, un racconto insuperabile ambientato nelle terre della lontana Patagonia e che porta la firma del grande maestro del football narrato Osvaldo Soriano .
Il film del regista sardo - distribuito in dvd dalla Lucky Red dopo la presentazione a Venezia alle Giornate degli Autori ed una fugace comparsa nelle sale – non è altro che la versione allungata dell’omonimo cortometraggio che nel 2009 si è assicurato il David di Donatello e il premio speciale della giuria al Festival di Clermont Ferrand (la più importante vetrina di corti in Europa).
È fuori discussione che il lavoro di Zucca ( in passato autore per la televisione di bellissimi spot che si possono vedere sul suo blog) sia un film sul calcio, ma in esso, al contempo, si punta ad esaltare gli effetti della luce di un bianco e nero raffinato e perfetto, nonché a narrare una vendetta di faida tra due famiglie sarde e un amore (dove la "lei" è una bravissima Geppi Cucciari) che va avanti tra atti grotteschi…
Lungo un doppio binario scorre la “storia-madre” de “L’arbitro” : su uno c’è la vicenda del “principe” degli arbitri (Stefano Accorsi) che aspira a dirigere la finale di un partita internazionale. E pur di raggiungere il suo scopo, l’arbitro-Accorsi si lascia coinvolgere da un influente dirigente dell’associazione degli arbitri in un caso di corruzione.
Sull’altro binario c’è l’antica rivalità tra due comunità dell’entroterra sardo che si ripercuote anche sul versante calcistico. Infatti, tutto viene ad accentrarsi intorno alla competizione tra il
Montecrastru, squadra di proprietà di un imprenditore-giocatore dai modi malavitosi che è ben messa nella classifica del campionato sardo di terza categoria, e l’
Atletico Pabarile che da ultimo della piazza inizia una strepitosa rimonta nel momento in cui inserisce in squadra Matzutzi (un sorprendente Jacopo Cullin), un ragazzo capelluto ritornato in paese con la famiglia dal Sudamerica.
Come spesso accade nel cinema, anche in questo film di Zucca le vicende raccontate separatamente alla fine si incrociano. Infatti accadrà che, deferito dalla federazione degli arbitri professionisti, l’ex-principe Cruciani sarà designato a dirigere la partita-delle partite ( decisiva ai fini del destino della classifica) tra Montecastru e Atletico Pabarile.
L’incontro si risolverà in una zuffa "tutti contro tutti" (si porrà fine anche al regolamento di conti tra due cugini che, tra l’altro, vestono la stessa maglia), ma sul piano sportivo terminerà col risultato di 1-1, ed una marcatura la realizzerà (senza volerlo) proprio l’arbitro che avrà pure l’onore di essere portato in trionfo nella festa paesana del Pabarile.
Il film di Zucca ha sì delle cadute dovute a qualche interpretazione caricaturale (l’arbitro di Francesco Pannofino), ma poi per il resto funziona e, in quanto commedia, riesce a strappare pure delle risate convincenti.
Inoltre, il lavoro di Zucca è funzionale tanto nelle citazioni a Bunuel, Kusturica, Ciprì e Maresco, Fellini, quanto nel voler sottolineare dal lato visivo le caratteristiche del territorio sardo e nel tentativo di inventare delle originali e divertite scene (i giocatori che, prima di mettere i piedi su un terreno di gioco, debbono attraversare un vecchio cimitero, la vecchietta che invade il campo e prova a pestare l’arbitro).
Super la prova del sardo Benito Urgu nei panni del tecnico cieco del Pabarile che in chiusura, in un omaggio al “Blow-up” di Antonioni, simulerà la realizzazione di un gol senza palla. Naturalmente, per magia del cinema, allo spettatore verrà comunque assicurata la visione dello spostamento della rete che si gonfia.
02/02/2014, 08:30
Mimmo Mastrangelo