IL QUADRO CHE VISSE DUE VOLTE - Cinema e arte
Vasto e forse infinito sarebbe occuparsi dettagliatamente del rapporto tra cinema e arte figurativa: la scelta di
Rossella Farinotti nel suo volume "
Il quadro che visse due volte - Come l'arte influenza il cinema" edito da Morellini è stimolante, cioè quella di "procedere per flash, per brevi intuizioni, per collegamenti che hanno il sapore, e le modalità, dell’ipertesto, di un vagare orizzontale attraverso i fatti e le idee", come spiega Marco Meneguzzo nella prima introduzione al volume.
"In questo libro ci sono idee e sostanza in ogni pagina", confessa invece Giancarlo Zappoli nella seconda introduzione. Quello che di certo vi si trova è un'idea che affascina e intriga, la riflessione sul rapporto tra le arti (il cinema è storicamente la "settima"...), le curiosità da cinefili (Sapevate che la casa del film
Psycho, di Alfred Hitchock, è ispirata a una tela di Hopper?) e i riferimenti utili a meglio comprendere la profondità di alcuni lavori (in
Senso Luchino Visconti cita Francesco Hayez nella celebre scena del bacio).
Il libro di Rossella Farinotti parla di moltissimi film e registi, da Kubrick a "Ben Hur", e di molti pittori (da Hopper a Remington), senza trascurare titoli più recenti come "I Miserabili", "Batman", "Frankenweenie", autori come Kim Ki Duk o Lynch. E c'è anche molto cinema italiano recente, come "Educazione siberiana" (tatuaggi come opere d'arte) e "Quijote" (diretto da un artista come Mimmo Paladino), "Noi credevamo" ed "È stato il figlio".
03/02/2014, 09:00
Carlo Griseri