NON E' MAI TROPPO TARDI - La Lezione del Maestro Manzi
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Non è mai troppo tardi" era il nome della trasmissione, ma fu anche lo slogan di un'intera vita per Manzi, che prima della televisione insegnò in un carcere minorile e successivamente in una scuola elementare. La straordinaria interpretazione di
Claudio Santamaria mette in evidenza l'importanza di un personaggio di questo calibro e l'attenta regia di
Giacomo Campiotti riesce non solo ad evidenziarne le caratteristiche, ma anche a ritrarre quello spaccato sociale, povero e ignorante, che in un qualche modo arriva a rivendicare se stesso e la propria dignità.
Francesco Nardella, vicedirettore di Rai Fiction, ha spiegato: “È una storia esemplare, vicina alle linee editoriali di Rai Fiction attuali. È la storia di un uomo controcorrente, coraggioso, che entra nel processo produttivo-formativo “spettinando” le regole vigenti. Dai riformatori poi entra in contatto con la televisione e il servizio pubblico, ma anche con un merito della tv, ossia l'alfabetizzazione. Mi ricordo che a scuola facevo le aste, lui invece insegnava meccanismi più complessi ma anche più creativi. È una vicenda importante perché si colloca in quella storia d'Italia che spinge, in cui le persone pensano a cosa faranno i nipoti nel futuro. Era un'Italia con persone che dopo la guerra avevano maturato energia e voglia di fare. Insieme a questo c'è che noi vogliamo che tutti abbiano possibilità di parola, senza esclusioni, compresi i talenti. Barbagallo ha attori che rappresentano il talento e in questa produzione ho visto l'eccellenza. Noi dobbiamo lavorare su questo, raccontare storie popolari e insegnare alle persone non facendole annoiare, come diceva Manzi".
Il produttore
Angelo Barbagallo: “Ringrazio Giacomo Campotti che non è qui oggi. Sta in india e saluta tutti. Ho lavorato molto su questo progetto e diversi annu fa lessi su repubblica un articolo riguardante una mostra dedicata al Maestro Manzi. Io ho ricordo di lui, sono del '58. Mi ha colpito subito il suo essere rivoluzionario, spirito libero e dall'animo generoso con i ragazzi. Colpisce la critica che Manzi fa e il suo messaggio mi sembra ancora molto moderno. Non è stato facile produrre questa miniserie, ma questi anni di attesi ci hanno portato poi a presentarlo quest'anno, in onore dei sessant'anni della Rai, e ad incontrare Giacomo, che ha un approccio popolare ma alto per la fiction. Avere il regista giusto è importante”.
La sceneggiatrice
Monica Zapelli ha successivamente spiegato la genesi di questo progetto: “Nasce da un personaggio straordinario per l'anomalia dell'incontro con la tv. Una persona con una grande cultura pedagogica, innovativa per l'epoca, ma che si mostra anche come disobbediente intelligente. Si rifiuta di acquistare i testi, di dare voti e giudizi. La Rai prende coraggio a scegliere un personaggio così difficile da gestire, ma con una preparazione che lo porta ad innovare una tv popolare. Lui intuisce che l'apprendimento è tale se è attivivo, non vuole avere una classe di spettatori ma solo degli spettatori che imparino il suo metodo, che poi è stato adottato in più di 70 paesi”.
Anche
Claudio Santamaria ha raccontato quello che ha significato per lui il suo personaggio: “Io ho un vago ricordo di Manzi, non sono di quell'epoca. Mi hanno proposto lo sceneggiato e quando leggevo la sceneggiatura mi commuovevo, quando vedevo che Manzi ha cercato di aprire le persone e far tirare fuori loro la parte migliore. La sua è una lotta alla dignità di tutti. La sua seconda moglie mi ha raccontato che lui spesso diceva che il suo metodo era cinquant'anni avanti la storia. Ma io oserei dire cento anni avanti. Far conoscere un personaggio vuol dire accendere una luce nelle persone. Il suo voler insegnare veniva dalla guerra, che a sua volta proveniva dall'ignoranza. Per lui la classe rappresentava la società del futuro e il volerla rivoluzionare è una cosa che mi ha toccato profondamente”.
Infine
Nicole Grimaudo, nel ruolo di Ida, moglie di Manzi, ha detto: “È stato un grande onore interpretare Ida, che sposa l'uomo e il maestro. Una donna che lo appoggia in tutto, molto vicina a lui, che nasconde una grande dolcezza ma anche una straordinaria forza, avendo cresciuto all'inizio la figlia da sola. Anche io avrei amato un uomo così e per me è stato facile identificarmi. Mi auguro che un lavoro del genere, raccontare una passione come l'insegnamento, possa essere apprezzato”.
22/02/2014, 09:00
Margherita Pucello