Note di regia del documentario "Gio(r)ni di Corsa"
Credo che la mia sia sostanzialmente una “regia d'intervista” che non sta nel decidere il numero delle camere e il loro posizionamento. Non solo. Nei miei lavori considero prioritario stabilire un rapporto diretto e sincero con i protagonisti qualsiasi siano i tempi di realizzazione che posso permettermi. Tutto il resto, seppure rilevante, è accessorio. L'obbiettivo è che gli intervistati siano disponibili a svelarsi e a raccontarsi in maniera inedita. E' molto difficile, in una realtà che vede i media onnipresenti, sempre pronti a carpire, documentare, registrare, trovare momenti di verità e profondità. Un'intervista è un impegno che l'ufficio stampa ha stabilito, ma è anche relazione e conoscenza. E' quello che io cerco. E che ho trovato con Ronnie Cutrone, ma anche con Massimiliano Gioni, con Bill Viola, con i ragazzi di FuturOrchestra.
Poi, chiaramente, ogni volta, c'è dietro un pensiero diverso: Ronnie Cutrone, è stato girato volutamente a mano, per avere meno distanza tra lui e la camera, in bassa definizione, e questo non per scelta. Abbiamo deciso, in postproduzione, di trattare l'immagine, di valorizzare il suo lato rough, di renderla ancora più seventy.
Per i giovanissimi di FuturOrchestra scelgo di privilegiare i primi e primissimi piani, “perdo del tempo” a conoscerli, ad individuare i caratteri, per Bill Viola e Massimiliano Gioni c'è piuttosto un lavoro di documentazione e ricerca pre e post intervista.
Valeria Parisi