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Lo Stato della Follia - Cordio e Rigoni per raccontare l'OPG


“Un orrore inaccettabile in un paese appena civile”. Così il Presidente Giorgio Napolitano ha definito gli OPG. Un film di Francesco Cordio


Lo Stato della Follia - Cordio e Rigoni per raccontare l'OPG
OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, un acronimo che solo recentemente è venuto alla ribalta grazie ad un’approfondita indagine svolta nel 2010 da parte di una delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale.

In Italia sono sei gli Opg: Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere per un totale di circa 900 internati. Le immagini shock dell'inchiesta compongono il documentario realizzato dal regista Francesco Cordio, "Lo Stato della Follia", prodotto dall'associazione culturale Teatri di Nina con Independent Zoo Troupe.

Il regista affida alla performance teatrale di un ex internato, Luigi Rigoni, rinchiuso in un OPG per diversi anni, il compito di mostrare l’orrore reale: la pessima qualità di vita dei malati psichiatrici finiti in carcere per i più disparati motivi, e considerati socialmente pericolosi. “Sono stato messo qui per una rapina di settemila lire, avrei dovuto essere liberato dopo un anno ed invece ne sono passati venti”, dichiara un internato. Un mondo dietro le sbarre che ha perso il tempo e dove, tra urla disperate, pianti e singhiozzi, i reclusi invocano giustizia, convinti che il mondo li abbia dimenticati e che da quell’incubo non usciranno mai più.
Si chiama ergastolo bianco la proroga infinita di misure cautelari, perché, in realtà, la società non è in grado di accoglierli. “L’uomo è un animale che può provare ad abituarsi, qua viene messo a dura prova”, dichiara un uomo rinchiuso da dieci anni, mentre un altro “ospite”, un italo-algerino, chiede la differenza tra l’Italia e i paesi non democratici, “qui i talebani sono mascherati e ti uccidono piano piano”.

Le testimonianze fanno da sfondo ad immagini che mostrano lo stato di assoluto abbandono delle strutture, luoghi senza personale sanitario adeguato, di degrado igenico, privi di condizionatori, nonostante la temperatura di 40 gradi, e letti di contenzione con al centro un buco arrugginito per la fuoriuscita degli escrementi.

Con uno stile lontano dagli stilemi dell’inchiesta giornalistica televisiva e senza ricorrere alla retorica come unico strumento per affermare un punto di vista, il documentario inchioda alle proprie responsabilità uno Stato incapace di far rispettare le proprie leggi visto che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, prevista per il 1 Febbraio 2013 e poi rinviata al 1 Aprile 2014, è stata nuovamente prorogata al 1 Aprile 2017. Un alibi per rinviare il problema tra il disinteresse e l’indifferenza generale.

03/04/2014, 11:00

Monica Straniero