Note di regia di "Nuguo - Nel nome della madre"
Con questo documentario vorrei rendere omaggio a una società di pace che merita innanzitutto di essere documentata perché manca di una lingua scritta e poi perché oltre ad essere una società senza violenza, ha una struttura socio-familiare fuori dal comune.
Volevo mostrare certi aspetti che richiedono una conoscenza approfondita di questa cultura ed io la studio, la osservo, raccolgo testimonianze, fotografo e filmo gli abitanti Moso da quasi dieci anni.
Ma l'aspetto che assieme a Pio d'Emilia volevamo più di ogni altro mettere in evidenza è l'assenza di violenza, cioè su quali fondamenta si regge una società che permette a circa 40000 persone di vivere in modo armonioso e pacifico.
Con il sottotitolo Nel Nome della Madre vorrei rendere omaggio alle nostre madri ancestrali che per prime hanno saputo costruire un modello culturale basato sul principio creativo femminile, un principio che esclude l'aggressività, la competitività e l'individualismo tipici delle società patriarcali e che invece si fonda sulla cura, il rispetto e la condivisione. Su questi valori si regge ancora oggi la società dei Moso.
E poi c'è un'altra madre che è venerata dai Moso: è la Madre Natura che è percepita tutta al femminile.
Il lago si chiama Shinami e Gammu, la montagna sacra, è venerata come una dea ed è la protettrice di tutti i Moso.
Il principio creativo della Natura lo si ritrova nella donna e questa analogia fa sì che le donne in questa società siano tenute in grande considerazione.
Francesca Rosati Freeman e Pio d'Emilia