RITUAL, Una storia psicomagica
La giovane e fragile Lia (
Dèsirèe Giorgetti) si trova coinvolta in un rapporto masochista con Victor (
Ivan Franek), un sadico uomo d'affari. La loro relazione malata vacilla quando Lia rimane incinta e Victor le impone di abortire. Gravemente depressa, Lia decide di recarsi in uno sperduto paesino veneto da una zia guaritrice, Agata (
Anna Bonasso), che pratica psicomagia e medicina alternativa. Agata prova così a curare la nipote con un atto psicomagico, ma qualcosa va storto.
Riguardo all'idea di partenza del film e alla sua successiva realizzazione,
Giulia Brazzale ha spiegato in conferenza stampa alla presentazione del film: “Questa storia è stata costruita partendo dal rito psicomagico, quello che la zia compie sulla nipote. Si tratta di un film in tre atti, con una trama ben precisa, che spazia dai riti alle legende popolari venete, dalla superstizione alla psicomagia, terapia di cui
Alejandro Jodorowsky è padre fondatore. Mantiene una struttura classica e non è surrealista. Lo definirei più un thriller psicologico, che rappresenta uno spaccato sull'incompatibilità della coppia moderna, con riferimenti alla psicomagia e all'aborto. Quello che ho voluto fare è stato rappresentare il rapporto tra uomo e donna sottomessa per poi capovolgerlo. Abbiamo cambiato più volte i dialoghi durante le riprese, volendo creare due ambienti e due momenti diversi, rispettivamente per la prima parte e per la seconda parte del film. Un amico tornato dall'America ci ha prestato la Epik 5k. Successivamente la F.lli Cartocci ci ha prestato l'attrezzatura, allestendo la sala per la color correction. Tutte le location ci sono state date gratuitamente e il budget totale è stato molto basso”.
È poi intervenuto
Luca Immesi, che ha parlato dell'importanza di
Alejandro Jodoroswky in fase di scrittura: “ Jodoroswky ci ha aiutato molto nella resa credibile del rito. La sceneggiatura è infatti liberamente tratta dal suo libro La danza della realtà, in cui ha codificato la pratica psicomagica rendendola una disciplina terapeutica. Prima di questo, al cinema, con i suoi leggendari El Topo e La montagna sacra, Jodorowsky aveva intrapreso un percorso visionario e surrealista, che portava già in grembo i semi della psicomagia. Ma noi non volevamo paragonarci al grande maestro; volevamo approfondire il tema della psicomagia e lui ci ha dato il numero del suo agente, che poi ci ha detto che lui era rimasto colpito dalla sceneggiatura e ci ha proposto un cameo (quello di Fernando, il marito defunto di Agata che le appare in sonno). Lo ha definito un film terapeutico e ci ha concesso di utilizzare il termine “psicomagico” per rafforzare il titolo del film. Lavorare con lui è stato semplice, ci ha suggerito delle cose durante il suo cameo ci ha anche letto i tarocchi! In totale la pre-produzione è durata 2/3 mesi. Ciò che mi ha portato a realizzare questo film è stata la passione e la voglia di affrontare temi anche scomodi”.
Per
Ivan Franek: “Io ho una formazione praghese e lavorando con registi diversi tento sempre di trovare un mio personaggio servendomi dell'ausilio dei costumi. Per questo film non c'è stato tempo per discutere, ho semplicemente rispettato le scelte dei registi. Sono stati fatti molti tagli, che però non hanno influito sulla storia. Mi stiravano camicie ad ogni chak, e questo per dire quanto è stato curato il film. Mi è piaciuta la situazione della coppia, non sana, e poi la purezza della campagna. Io non pratico psicomagia ma mi è piaciuta questa atmosfera surreale. Mi piacciono i personaggi tenebrosi, ma ho girato anche commedie portate dal teatro”.
Successivamente è intervenuta
Dèsirèe Giorgetti, che riguardo all'esperienza di questo film, ha commentato: “È stata un'esperienza che mi ha cambiato. Io non sapevo niente della psicomagia e quando mi è stata proposta la sceneggiatura mi sono sentita interessata e coinvolta. L'incontro con i due registi è stato molto bello e il loro interesse è stato gratificante. Il ruolo che ho indossato, quello della donna innamorata e dipendente dall'uomo che ama, che rinuncia ad avere un figlio superando poi il trauma è stato molto stimolante. Ciò che viene fuori è come si affronta la realtà servendosi dell'elemento magico. Vedendo il film ho notato una chiave simbolica in ogni scena. L'ho sentito subito mio e mi ha permesso di mettermi in gioco”.
Infine, per quanto riguarda la colonna sonora, composta anche dalla musica di Moby,
Patrizia Laquidara, cantautrice che nel film interpreta l'Anguana, ha affermato: “Il progetto Il canto dell'Anguana, da cui è tratto il brano Dormi Putin presente in Ritual, mi ha aiutato a riscoprire le tradizioni del Veneto, partendo dalla figura dell'anguana che viaggia. È venuto da sé che io nel film ho rappresentato l'anguana ed è stato bello perché i due registi hanno ben messo in evidenza questa figura mitologica. C'è una fusione di male e bene e l'anguana rappresenta la grande madre protettrice che però divora i suoi figli.
08/05/2014, 22:35
Margherita Pucello