Note di regia del cortometraggio "Due Giorni d'Estate"
Prendete la meravigliosa campagna toscana, l’estate e un sedicenne intelligente e vivace ed ecco che nasce “Due giorni d’estate”. Il film, che si svolge sottoforma di commedia, vuole raccontare molto. Innanzitutto l’importanza dello studio e della cultura, ma in particolare la voglia di cominciare a vivere o – meglio - di “ricominciare” a vivere, cogliendo le occasioni che ci capitano giorno dopo giorno.
E’ così per Andrea, bocciato a scuola, annoiato da un’estate trascorsa da solo nel casolare di campagna del padre e disgustato da due genitori che pensano più alle sciocchezze che al suo futuro; ed è così anche per Lunia, trentenne ormai disillusa dalla vita e adattata a quello che essa le ha tristemente riservato: un uomo più grande di lui e ridicolo nella sua bonaria ignoranza.
Il tutto, come già nel precedente cortometraggio “Il cappotto di lana”, ruota intorno alla Cultura e, in questo caso, all’arte di Amedeo Modigliani, nell’anno del 130° anniversario della nascita. Una serie di coincidenze, magiche e paradossali, portano infatti i due protagonisti sulle tracce di un misterioso schizzo del celebre pittore, un paesaggio che li condurrà nell’assolata campagna toscana, calda e
meravigliosa.
Il cortometraggio cerca di cogliere la dolcezza e l’ingenuità del giovane protagonista deciso a maturare e a dare un senso – intelligente – alla sua vita. Prova a farlo con una fotografia evocativa e una regia asciutta e semplice, come asciutta e semplice – nella sua complessità – è la vita di un sedicenne quale Andrea.
Luca Dal Canto