LE COSE BELLE - In sala dal 26 giugno
Giovedì 19 giugno presso il Palazzo dei Congressi il
Taormina Film Fest, diretto da Mario Sesti e Tiziana Rocca, consegnerà il Premio Cariddi per il miglior documentario dell'anno a "
Le cose belle". Un altro e importante riconoscimento, dopo quello Speciale ai Nastri d'Argento 2014 e la candidatura al Globo d'Oro 2014, per il documentario di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, quasi un sequel di "Intervista a mia madre". <<È la storia-come ha spiegato, infatti, Ferrente- di un racconto iniziato molto tempo prima e poco sviluppato.>>
L'edizione di ottantotto minuti, che esce nelle sale italiane, presenta, tuttavia, leggere variazioni rispetto a quella mostrata in anteprima alle Giornate degli Autori, dove la pellicola fu accolta con entusiasmo perché proprio la stessa proiezione veneziana, conclusasi con la performance brillante di Enzo, uno dei quattro protagonisti, ha spinto i registi a filmare nuove scene inserendo all'inizio e alla fine il primo piano dell'attore che canta "Passione".
Le quattro storie di vita dei ragazzi partenopei, raccontate in due tranche, a distanza di dodici anni l'una dall'altra, sono le testimonianze di una memoria storica: non è solo un documentario su Napoli, ma sulla bellezza della dignità, in generale. I registi hanno dichiarato di essersi innamorati di Fabio, Adele, Enzo e Silvana perché, nonostante i loro disagi, passati e attuali, hanno saputo resistere lavorando dignitosamente.
Loro, che nel 1999, nella Napoli rinascimentale di Bassolino, erano stati scelti per non aver detto, durante i casting, di volere da grandi fare i calciatori o le modelle, ora da grandi, pur non avendo raggiunto "le cose belle", che desideravano e sognavano quando avevano dodici anni, sono quasi tutti diventati genitori e vivono in modo dignitoso, come Fabio, cui piace rivedersi nel film per non commettere con il figlio i suoi stessi errori. Silvana e Adele, più risolute e categoriche, hanno deciso di rompere con il passato senza partecipare alla conferenza stampa di presentazione del film, ma continuando a condurre una vita semplice con i loro veri e felici amori.
Un film didattico, pedagogico e di riflessione anche per molti però: nei progetti promozionali della produttrice Antonella Di Nocera, vi è, infatti, l'intenzione di mostrarlo nelle scuole. E, sebbene, anche da un punto di vista finanziario, non si siano più ripresentate "le cose belle" del'99, quando il precedente "Intervista a mia madre" fu trasmesso da RaiTre, per l'Istituto Luce, prossimo a festeggiare i suoi novant'anni, è uno dei pochi film che potrebbe essere utilizzato come lezione di regia, simile ai cinegiornali, dove, nonostante il linguaggio propagandistico, era rintracciabile una regia personale ed antropologica. Del resto, nella pellicola Ferrente e Piverno hanno amalgamato due diversi stili e linguaggi documentaristici, quello di finzione e quello sulle persone.
Il tutto, secondo lo slogan del film, adottato dai registi, per mostrare che a Napoli non c'è solo Gomorra, ma ci sono anche cose belle.
17/06/2014, 10:10
Alessandra Alfonsi