LO SGUARDO DI MICHELANGELO - Il silenzio marmoreo di Antonioni
Michelangelo guarda Michelangelo, nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma. Il regista
Michelangelo Antonioni, a novanta due anni, incontra l’enorme mole del Mosè di Michelangelo Buonarroti.
E’ un’esperienza unica vedere il corto "
Lo Sguardo di Michelangelo" di Antonioni nei luoghi dove Michelangelo operava e muoveva i suoi primi passi nel mondo dell’arte, nella sua Firenze, a due passi da quell’Accademia che quest’anno insieme al Museo Fondazione Casa Buonarroti celebra con mostre, proiezioni ed incontri il genio che creò il David.
Il tema di questa pillola di cinema della perfezione è l’immortalità dell’arte. E’ il debutto dell’anziano regista di Ferrara come attore; colpito da un grave ictus nel 1985, ha perso l’uso della parola, ma il suo volto rimane espressivo, melanconico, profondo. Il silenzio nel cinema di Antonioni è sempre stato uno degli elementi portanti della sua narrazione, fatta di incomunicabilità, di delicatezze e di perdite di senso.
Il vecchio regista sembra voler entrare nel Mosè, non solo con lo sguardo ma anche con il tatto. Commuovono le immagini di Antonioni che sfiora con le mani, delicate e senili, la perfezione marmorea di quel gruppo che sovrasta di più del doppio la sua altezza. E’ un dialogo con la mortalità e con la divinità, qualcosa di profondo e di inquietante come l’attesa della morte e la ricerca di una comunicazione con l’aldilà.
Questo breve saggio di minimalismo cinematografico, va prima di tutto ascoltato, negli echi dei passi della chiesa, nei rumori che provengono dall’esterno dell’edificio, nel lento spostarsi di Antonioni da un lato all’altro del colosso marmoreo. Il regista guarda negli occhi l’enorme volto del Mosè, come per aspettare una risposta, una direzione, una benedizione per il suo ultimo viaggio dopo la vita.
Solo a fine cortometraggio, la camera stacca in un campo largo che mette a confronto tutto il gruppo marmoreo del Mosè con l’esile figura di Antonioni. Qui in quest’ultima immagine è l’uomo che si confronta con l’immensità della grandezza divina, e l’incontro è come quello di Don Giovanni con il Convitato di Pietra, angosciante e spaventosa. Leggenda vuole che, finita l’opera, proprio davanti al volto del Mosè, Michelangelo Buonarroti stupito egli stesso del realismo delle sue forme abbia esclamato: “Perché non parli?”, scheggiandone il ginocchio con il martello che aveva in mano.
Girato quasi in parallelo con il film collettivo "
Eros", "
Lo Sguardo di Michelangelo" può essere degnamente considerato il testamento cinematografico e spirituale di Antonioni.
24/07/2014, 15:56
Duccio Ricciardelli