VENEZIA 71 - "Senza Nessuna Pietà" in Orizzonti
Un'opera prima, "
Senza nessuna Pietà", che raggiunge con ampio margine la sufficienza.
La tecnica: l'uso della tecnologia audio video è talmente diffuso che ormai, la novità, la stranezza di un film, anche il primo, è trovare qualche errore; con a fianco direttore della fotografia, produttore, attori di grande esperienza, un colorist, una buona cultura cinematografica, riuscire a sbagliare un'inquadratura o l'impostazione di una scena è quasi impossibile. Dunque arrivare al 6 o addirittura superarlo abbondantemente, come ha fatto
Michele Alhaique, è un passo considerevole ma non impossibile da compiere
L'interpretazione: con un
Pierfrancesco Favino motivatissimo da un ruolo così diverso (lo stesso vale per
Claudio Gioè, forse un po' sopra le righe...), un lavoro di alta qualità come quello di
Ninetto Davoli misurato e con la stoffa giusta del boss di periferia, e una sufficienza meritata per
Greta Scarano, il lavoro del regista si vede ma senza toccare punte di personalità elevatissime (6,5).
Come è girato e com'è interpretato. Questi sono a nostro parere i due aspetti con cui si definisce in genere, oggi, un film "riuscito". Ma manca qualcosa.
Dalla sceneggiatura, scritta da Alhaique con
Andrea Garello ed Emanuele Scarigni, traspare la passione per il cinema che spesso si trasforma in citazione ma molto più di frequente invade l'originalità della storia, forse inconsciamente, con situazioni e scene troppo simili ad altre per esser solo omaggi. Come non pensare, ad esempio, a "
Pulp Fiction" quando il protagonista braccato deve rientrare in casa per recuperare qualcosa o quando la cameriera (
Ines Peynado), si accorge che il malavitoso che li aspetta è chiuso in bagno? E quello che viene da chiedersi è, perché? Perché dei bravi e intelligenti giovani autori non si sforzano per trovare soluzioni originali, ambientazioni uniche, finali mai visti.
È vero, non è facile essere originali, ma purtroppo è quello che il pubblico si aspetta e che troppo spesso non trova nei film italiani. Anche nei prodotti made in USA intendiamoci, ma quelli hanno un tasso di spettacolarità e professionalità che garantisce almeno il costo del biglietto.
Adesso che un altro pur bravo attore ha debuttato nella regia ci chiediamo, serve?
Sì, per ossigenare il sistema produttivo e alimentare la crescita di qualche talento.
30/08/2014, 10:50
Stefano Amadio