FESTIVAL DI ROMA 9 - "Last Summer", incontro con il regista
In occasione dell’incontro stampa per la presentazione di "
Last Summer" , il regista ha spiegato la genesi del suo film: “La collaborazione parte da una sceneggiatura co-prodotta con l’America che però non è andata a buon fine. L’incontro con
Banana Yoshimoto ha portato ad una nuova stesura, più orientata all’essenzialità della storia. L’idea del soggetto è nata da un’esperienza che risale a quattordici anni fa. Una donna, seduta sul divano di casa dei miei genitori, ci raccontò piangendo che il marito gli stava portando via i figli. Questo ricordo, rimosso per molti anni, è poi riapparso fino a svilupparsi interiormente e trasformarsi nel soggetto di "
Last Summer". Inoltre, mio padre è stato sempre legato alle pratiche e alla cultura giapponesi quindi, unendo entrambi i fattori, mi sono cominciato a chiede cosa avrebbe fatto una madre se avesse lasciato i propri figli”.
Successivamente abbiamo chiesto all’attrice protagonista,
Rinko Kikuchi, com’è stato girare interamente il film su una barca: “Non c’era un posto dove scappare, era come stare in prigione. Tuttavia era perfetto per il mio ruolo e questa situazione così estrema si adattava completamente al personaggio che avrei dovuto interpretare”.
Ha poi preso la parola Sergnoli, rispondendo anche lui al medesimo quesito: “È stata una convivenza forzata, tutto si mischiava e il cast condivideva un unico posto. Credo che tutto ciò mi abbia aiutato molto ad adattare l’esperienza reale e claustrofobica alla storia, proprio perché ogni attore e membro dello staff poteva trarne ispirazione”.
Alla domanda su com’è stato costruire il personaggio della madre, Rinko ha risposto: “Io non so ricordare una situazione simile, su una barca (ride). Mi sono concentrata molto sulle scene e sui dialoghi con il bambino. Io non ho figli e, proprio per questo, mi sono chiesta possa essere doloroso lasciare un figlio e ho cercato di approfondire questo punto”.
Da punto di vista della sceneggiatura, Igort, che insieme a Seràgnoli ha scritto la sceneggiatura, ha parlato del suo rapporto con il cinema e la scrittura: “ Il rapporto tra me ed il cinema è molto forte. Ora scrivo e disegno quaderni giapponesi e vado e vengo dal Giappone in continuazione. Io mi definisco un raccontatore vedente, rispetto a molti dei miei colleghi. Alcune mie idee diventano fumetti, altri film, altri ancora libri. Tutto sta nel cosa e come vedo quello di cui poi vado a raccontare”.
Infine, abbiamo domandato al regista se avesse seguito uno schema preciso e quali fossero stati, eventualmente, i suoi “punti di riferimento”: “Non ho avuto uno schema precostituito. Amo molto Bergman e quello stile che mette al centro la storia e i personaggi, e che quindi si costituisce in base al racconto e al come renderlo. La scelta di non avere dei punti di riferimento precisi era per focalizzare la storia su quel preciso luogo e, quindi, sulla barca”.
17/10/2014, 18:10
Margherita Pucello