Note di regia del documentario "La Fabbrica della Tela"
Per “
La Fabbrica della Tela” non mi sono ispirato a modelli precostituiti di cinema documentario, ma ho cercato di seguire l'istinto e cogliere l'attimo, appostandomi come un cacciatore fa con la sua preda, per trasferire nelle inquadrature la genuinità del processo creativo che sta alla base di un dipinto attraverso suoni, rumori, materiali, pigmenti. Ho evitato il cliché dell'intervista, per narrare esclusivamente la nascita di un'opera d'arte dalla materia grezza a entità a sé stante quasi dotata di vita propria. Ho cercato d'infondere nelle immagini gli stati d'animo del pittore e la solitudine in cui è immerso durante l'atto creativo. Il termine del processo è frutto di un distacco dell'artista da ciò che ha creato, come quando un figlio viene al mondo: la torre d'acqua torna al paesaggio, a cui originariamente apparteneva come elemento architettonico, sotto forma di una reinterpretazione di esso, di elemento simbolico sublimato. Il suo venire al mondo assomiglia allo sbocciare di un fiore, in un caldo pomeriggio di primavera.
Luca Caserta