THE DIVA WHO BECAME AN ALPHABET - Tra
Man Ray e le ossessioni di Lynch
Continua la ricerca di
Anna Franceschini sul silenzio e lo studio degli oggetti nei loro ambienti stranianti. L'autrice di Vigevano lavora da tempo in 16mm, spesso poi trasferito in digitale, con una produzione di video e installazioni molto particolari. La Franceschini usa sempre elementi presi dalla realtā, come nell'interessante serie "
The Stuffed Shirt" nella quale si osservava con una camera fissa e con immagini molto precise, la lavorazione di capi di abbigliamento e di camicie che finiscono per diventare dei veri e propri fantasmi animati, mossi dalle macchine e dai vapori della catena di montaggio. La Franceschini č un'autrice che si divide tra l'osservazione documentaristica di luoghi marginali ("
Casa Verdi") e la video arte installativa con spesso l'uso e la ricostruzione di oggetti in studio ( "
Masculine, Feminine" e "
Polistirene"). L'attenzione si focalizza spesso al mondo freddo e plastico dell'industria, con l'ossessione verso manichini, carillon, oggetti che si animano senza l'aiuto dell'essere umano.
Anche nella serie di video arte muti, "
The Diva Who Became an Alphabet", l'autrice lavora sull'inorganico: non ci sono personaggi reali che parlano nč tanto meno interviste o dialoghi. Protagonista assoluta di questo video č una sorta di carattere tipografico antropomorfo che si occulta tra i segni dell'alfabeto. La donna - Alphabeto (tema ossessivo lynchano per eccellenza) non diventa oggetto disponibile allo sguardo di qualcuno ma accede al potere silenzioso delle cose. Ilvideo potrebbe essere interpretato come un gioco di seduzione fatto di veli e increspature, fra cui la diva si avvolge conservando il proprio segreto. Tra il surrealismo "automatico femminino" di Man Ray e l'inorganico animato del primo David Lynch: da vedere.
16/11/2014, 18:55
Duccio Ricciardelli