L'INFEDELE - Intervista a Angelo Loy e Touhami Garnaoui
Come nasce l'idea di realizzare "L'Infedele"?
Angelo Loy: L'idea di cominciare a girare del materiale nasce nel momento in cui Touhami lascia Roma per trasferirsi a Tarano, piccolo paese della Sabina. Nasce come una curiosità, da un apparente contrasto tra un personaggio cosmopolita, ateo, intellettuale, africano, progressista al limite del provocatorio, portatore di un punto di vista d'oltremare e un paese agricolo, conservatore, religioso, tradizionalmente fascista nel profondo, legato a schemi millenari di piccole faide locali. E cresce... perché mi sarei aspettato che Touhami si isolasse nel suo mondo analitico, nel suo pensiero sulle dinamiche di governo globale ecc. Ed invece, quasi da subito, i taranesi lo incoronano "signore del paese" e, con cerimonia adeguata, gli consegnano il simbolo del santo protettore. Quando poi gli propongono di candidarsi a sindaco, la scommessa di una storia era vinta, almeno per metà. Non era ancora sufficiente. Il materiale girato nel 2003/2004 è rimasto appeso, in attesa di qualcosa di più ampio, di un panorama più vasto. L'attesa si è protratta fino alla primavera araba. Touhami entra in azione, torna in Tunisia. Grazie al suo coinvolgimento ed alle prime elezioni libere ho la certezza di avere in mano una storia. A quel punto solo il montaggio poteva o meno confermarla.
Touhami Garnaoui :E' un'opera esclusiva di Angelo. Momenti colti e filmati quasi interamente a mia insaputa. Ho capito del film soltanto alla fine, quando Angelo ha avuto la necessità di riprendere alcune inquadrature.
Il film si snoda tra il racconto pubblico del primo sindaco maghrebbino in Italia e la vicenda privata della vostra famiglia. Come hai conciliato i due aspetti nella lavorazione del film?
Angelo Loy: Un nodo molto complesso. Ho sempre avuto una certa reticenza, pudore, paura, ad esporre il privato. Ed infatti in diverse versioni ho cercato di fare in modo di "oggettivizzare" il personaggio. Senza successo, mancava qualcosa, mancavo "io". Stavolta non potevo fuggire, non potevo nascondermi. E' stato un processo piuttosto doloroso. Durante la prima proiezione del premontato, di fronte a gente del mestiere, non riuscivo a guardare il film, ho passato più della metà del tempo con gli occhi chiusi. Mi sembrava un filmino di famiglia. Lo ammetto. Poi, come si dice a Roma, "daje e ridaje", ho trovato una formula in cui mi potessi riconoscere, onestamente, anche in un film di famiglia. Il pubblico giudicherà, ma non mi sono più vergognato.
Chi è veramente "L'Infedele", tra i due? Il protagonista della storia o chi l'ha ripresa con una telecamera?
Angelo Loy: Touhami è l'infedele per eccellenza. Infedele alle idee preconfezionate, alle correnti di pensiero, agli stereotipi, a chi vuole definirlo, impacchettarlo, classificarlo. Le sue risposte sono sempre due passi oltre quello che ci si potrebbe aspettare. Non è mai scontato ed esige ascolto. Con Touhami l'assunto tipicamente italiano di dare per scontata l'appartenenza a un gruppo o a una certa corrente di pensiero non funziona. E' infedele, a parer mio, anche nel declinare la teoria in pratica. Attenzione, non necessariamente contraddittorio, ma aperto nella fase di attuazione, consapevole che adeguare la teoria alla pratica non deve essere un processo dogmatico ma bensì una fase che necessità di ascolto e "democrazia". Con una buona dose di paternalistico divertimento, che a volte fa girare le palle. Io gli sono stato infedele nel cercare di restituire la sua storia attraverso la mia lettura, non la sua. Che poi le due cose coincidano, non è questo il punto. Comunque siamo ancora amici, significa che non gli ho fatto un torto.
Che differenze avete riscontrato tra il piccolo paese della Sabina e la Tunisia, luoghi d'ambientazione dell'opera?
Angelo Loy: Ero guidato dal personaggio e da come lui affrontasse luoghi così profondamente diversi. Da questo punto di vista la sua posizione intellettuale, e direi onestà, il suo modo di ragionare, senza scorciatoie ideologiche, il suo linguaggio non cambiano da un posto all'altro. Questo probabilmente anche il motivo per cui i taranesi non lo hanno rieletto!
Touhami Garnaoui: Una prima differenza si potrebbe riscontrare nel fatto che Touhami è filmato a casa sua a Tarano, dove vive, ed in albergo in Tunisia, dov’è nato. Ma tale differenza è soltanto nell’occhio di chi osserva. Touhami non cresce in una serra, è una pianta che riesce ad acclimatarsi senza difficoltà apparenti. Una seconda differenza consiste nel fatto che l’opera si svolge in Italia in un piccolo paese della Sabina reatina, e maggiormente al centro della capitale Tunisi in Tunisia. Sembrano due mondi assai lontani l’uno dall’altro, ma lontananza non vuol dire ignoranza reciproca. Essi si sono spesso scontrati e poi per lunghi periodi incontrati di qua o di là del mare. La Tunisia è stata per secoli un paese di lingua greco-romana e di religione cristiana. Alcuni territori italiani, in particolare la Sicilia ma anche il reatino, sono stati per anni amministrati dai tunisini, chiamati ora saraceni (origine araba shar’qiyin, orientali), ora maomettani, ora mori, ora arabi. Da questi scontri-incontri si sono sviluppate relazioni in diversi campi, dagli scambi linguistici, a quelli sociali, a quelli economici. Tuttavia rimane fra loro un gradiente che la globalizzazione mira a smussare. La differenza si vede confrontando i comportamenti ai seggi elettorali, come mostrato nel film. La Tunisia è chiamata per la prima volta della sua storia recente, nell’ambito della primavera araba, a confezionarsi un abito democratico, sotto un’amministrazione palesemente indiretta.
Tornerete a lavorare insieme per altri film?
Angelo Loy: Tutto può essere. Le storie ti chiamano. Ci sono alcuni suoi racconti sulla vita di paese che sono soggetti da film. Se qualcuno è interessato a produrle, si faccia avanti!
Touhami Garnaoui: Risposta senza dubbio positiva.
26/11/2014, 15:13
Simone Pinchiorri