Progetto Hebi nasce da una piccola domanda. Una riflessione sulle persone che occupano un ruolo da “comparsa” nelle nostre vite. Ci siamo chiesti quale fosse la storia di cui è protagonista il vecchio seduto accanto a noi sul treno, quella della barista dove facciamo colazione, quella del ragazzino che ci scrocca le sigarette sotto al nostro studio e via dicendo. Abbiamo scelto Tokyo per la sua mole mastodontica, per l’impressionante quantità di abitanti e per la capacità quasi unica che questa città ha di farti sentire solo nella piazza più affollata al mondo. Tokyo perchè non riconoscendo le linee, le forme, i colori e gli odori il nostro cervello fosse libero dagli stereotipi e pronto ad accogliere gli stimoli. Tokyo per vedere coi nostri occhi una città dopo lo Tsunami e il disastro di Fukushima. L’intento di registrare le vite di più persone possibili, nel loro quotidiano, è stata la spinta che ha fatto nascere questo film. Il vero e proprio processo di scrittura è avvenuto in fase di montaggio, dove abbiamo messo in discussione le nostre immagini, la realtà che avevamo rubato agli Eddoko. Durante la post-produzione ci siamo accorti che la storia di questo viaggio doveva essere raccontata dalle nostre voci; che Ale e Lele non parlano il “doppiaggese”, sbagliano, inciampano, urlano e si imbarazzano. Che Ale e Lele siamo noi. Progetto Hebi è un film su Tokyo, un film sui suoi abitanti; un film su Hebi, il nostro film. Il confine tra Hebi e Progetto Hebi è molto sottile, a tratti impalpabile. E' la storia di due ragazzi italiani in viaggio, due giovani registi alle prese con il loro nuovo film. Progetto Hebi è un film di finzione. Progetto Hebi è un film documentario. Progetto Hebi è una performance. Progetto Hebi è stata la scusa per spiare dentro centinaia di sconosciuti un pezzo della nostra vita.
Alessandro G. Capuzzi e
Emanuele Dainotti