Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

L'anGolO StrAnIErO - "Mommy"


“Ho un’avversione nei confronti di qualsiasi documento artistico che ritragga gli essere umani attraverso i loro fallimenti. Esseri umani che, credo, non dovrebbero essere definiti perdenti”. Dolan è già al suo quinto film.


L'anGolO StrAnIErO -
La locandina di "Mommy" di Xavier Dolan
Ambientato in un Canada, immaginario dove una legge permette ai genitori di abbandonare i propri figli “disturbati” in un ospedale psichiatrico senza necessità di esami e perizie, il giovane regista canadese Xavier Dolan porta sul grande schermo un trio di personaggi che la società non accetta. Diane, Anne Dorval è una madre vedova, una donna ancora piacente, ma dalla parolaccia facile.

Suo figlio adolescente, Olivier Pilon, è alle prese con problemi comportamentali molto seri. A loro si aggiunge una misteriosa vicina di casa per un insolito triangolo amoroso.
Dolan, considerato ormai il nuovo enfant prodige del cinema mondiale per aver realizzato cinque film in sei anni, sembra in preda all'ansia di dimostrare la propria levatura stilistica e autoriale. Dopo il semi autobiografico I Killed your mother, girato nel 2008 quando non aveva nemmeno vent'anni, con Mommy torna al suo tema preferito, il rapporto di odio-amore-odio fra madre e figlio. “Una fonte inesauribile di ispirazione, la base di quasi tutti i film di Hitchcock”, aggiunge il regista.

E come Kubrick, noto per il suo perfezionismo maniacale che non ammetteva alcun tipo di intrusione, Dolan non si accontenta di aver costruito una sceneggiatura solida e ben strutturata. Le ambientazioni molto luminose e colorate evitano la solita retorica della depressione, mentre una colonna sonora impeccabile, con canzoni di Dido, Sarah McLachlan, Andrea Bocelli, Céline Dion , e gli Oasis, mirano a creare empatia verso personaggi che fanno fatica a dominare le proprie emozioni. Tutto all’interno di formato immagine 1:1. Una scelta rischiosa ma necessaria, a detta del regista, per contrastare l’artificiosità della messa in scena del 3d e dell'Imax, ma anche l’unica in grado di catturare l’espressività dei volti, “perché nessuna distrazione è concessa allo spettatore in uno spazio così ristretto” .

Ma al di là dei tecnicismi cinematografici, sui quali non si discute, "Mommy", Premio della giuria al 67° Festival di Cannes assieme ad Adieu au langage di Godard, conferma soprattutto che non saremo mai davvero in pace con le questioni Freudiane sull'attaccamento del bambino alla madre, un attaccamento che di rado viene superato interamente dalla persona media.

15/12/2014, 09:37

Monica Straniero