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L'AngoLo StrANieRo - "Pride", oltre i pregiudizi


Girato in Galles nei luoghi dove tutto successe davvero. Era il 1984 e la protesta dei minatori avviò il più grande sciopero della storia inglese.


L'AngoLo StrANieRo -
Fu una guerra di classe ed ideologica, il bene comune contro l’interesse personale, la società contro l’individuo, il socialismo contro il capitalismo. La comunità mineraria era disperata. Aveva bisogno di soldi e di sostegno. Così intorno alla lotta si creò un imponente movimento di solidarietà.

È lo scenario del film "Pride" di Matthew Warchus, nelle sale dall’11 dicembre, un “dramedy” che ricorda il Billy Elliot e i Full Monty degli anni '90.
"Pride" è la storia vera dell’improbabile alleanza tra i minatori gallesi e gli attivisti gay, per superare il dissenso generale ed affrontare nemici comuni: la polizia e Margaret Thatcher, che aveva deciso di chiudere l’industria del carbone perché considerata troppo costosa. In un paese dove fino a trent’anni prima i tabloid scandalistici definivano la comunità gay come la melma della società e la gente accoglieva con sputi il passaggio del corteo dei Gay Pride, oggi un primo ministro ha appena legalizzato il matrimonio omosessuale con queste parole. “Non sarà più importante in Gran Bretagna sapere se sei eterosessuale o omosessuale: lo Stato riconoscerà il rapporto nello stesso modo”.

Ma è anche la storia di Mark Ashton (Ben Schnetzer ), fondatore del “Movimento Gay e lesbiche sostengono i minatori”, ( LGSM), e morto di Aids a soli 26 anni. “All’inizio volevo fare un film dedicato ad Ashton, ricordato come un eroe dai militanti gay. Poi ho scoperto che il movimento aveva prodotto un video in proprio, ed è stato l’inizio di tutto”. Warchus si rifiuta di realizzare un'altra storia trita e ritrita di sfide da superare e personaggi da compatire.

Con una sceneggiatura spiritosa e canzoni tipicamente eighties, che animano i concerti di beneficienza a favore dei minatori, e battezzati “Pozzi e Pervertiti, firma un inno alla solidarietà, “perché solo unendo le forze si può combattere il sistema”.

Un cast eccellente e ottime interpretazioni potenziano l’effetto emotivo di una storia rigorosamente buonista se messa a confronto con la visione dei fratelli Dardenne nel film “Due giorni, una notte”, dove la solidarietà di classe è rimasta un ricordo.

15/12/2014, 17:38

Monica Straniero