Note di regia del film TV "La Bella e la Bestia"
Chi si ricorderà che l’origine della fiaba “La bella e la bestia” è da ricercare nel modo antico di Apuleio e di quel racconto arcaico di “Amore e Psiche”, coglierà lo spirito della trasposizione televisiva di questa fiaba. Psiche, nel nostro racconto Bella, intraprende un viaggio nell’anima fuggendo con un pretesto dalla casa paterna e inoltrandosi nel “bosco magico”, pieno di insidie. Alla fine del bosco trova il castello del principe. Arido e malaugurante. Ma assolutamente attrattivo per la nostra “Anima”, decisa nella conquista della sua consapevolezza femminile.
Amore è apparentemente un mostro, non già nelle fattezze , ma nel cinismo acquisito a causa del dolore per la morte della moglie, inconsapevole psiche “di un tempo”.
La storia racconta come la nostra Bella, alias Psiche, esclusivamente con la determinazione della sua bellezza radicale e innocente, riesca a trasformare in armonia la cinica bestialità di Amore “la Bestia” .
Dunque il trionfo della vita e della creazione: una fonte inaridita che ridona acqua a causa di una pioggia tanto inaspettata quanto provvidenziale. Insomma, per farla breve, una grande storia incentrata sul potere vitale dell’amore. Prodromo di tutti i romanticismi del mondo.
La nostra Bestia non è un mostro, è un uomo che nasconde al mondo le sue ferite, semplicemente perché ancora non ha trovato la cura di esse. Non gli interessano i succedanei, perché troppo malati di egoismo narcisistico, né le facili magie.
Dunque si aggira nel suo mondo, come anima in pena, un fantasma, alla ricerca disperata di chi quelle ferita potrà lenire. Bella è la sensualità primigenia, senza colpe, il catalizzatore del sentimento irrinunciabile che si sottopone a prove umilianti pur di trasformare l’elemento con cui viene a contatto.
Dunque Bella, alla fine, riesce a curare il mostro, trasformandolo in un uomo finalmente in grado di concepire la vita e di farla fiorire intorno a se.
Ne “ La Bella e la Bestia” abbiamo trasfuso tutta la passione nel raccontare i germogli dell’amore: la “ cronaca” della nascita del sentimento fondante della nostra esistenza.
Abbiamo raccontato l’unica possibilità di riconciliazione tra le forze contrapposte e fondanti della nostra vita, il bene e il male. Alla fine, passando per la fiaba più volte rivisitata dal ‘500 in poi, siamo tornati ad Apuleio.
Fabrizio Costa