Note di regia di "Onde Road"
# Introduzione. Chiunque abbia vissuto la stagione delle radio libere, non può che commuoversi nel ricordo di quello che è stato uno squarcio storico di autentica libertà. Una generazione che ha sognato di conquistare il mondo: con pochissimi soldi, raccattando attrezzature e rintanandosi in locali di fortuna, era possibile mettere in piedi una radio, liberarsi nel vuoto, far viaggiare la propria voce per chilometri e chilometri, o semplicemente “coprire” il proprio paese a partire da sotto casa.
In pochi anni, a cavallo tra il 1975 e il 1980, tutte le frequenze disponibili, almeno nelle grandi città, vennero occupate da decine di radio libere. Pirati che solcavano “i mari” nel periodo in cui si andava conquistando l’etere a discapito dei monopoli delle reti pubbliche nazionali, poco attente alle nuove mode e ai nuovi generi musicali. Le voci erano quanto meno improbabili: un popolo di speaker improvvisati, disc-jockey/fruttivendoli, intrattenitori/meccanici e una valanga di musica libera, fatta perlopiù con i dischi che si avevano in casa, in barba al copyright. In molte di quelle piccole realtà si producevano programmi spesso geniali, fatti non solo di dediche, come si è portati erroneamente a pensare, ma caratterizzati da inchieste, intrattenimento, informazione, sport, spettacolo, denuncia sociale... Lo scopo di questo film è rivivere quel periodo, come spunto di riflessione sugli attuali mezzi di comunicazione, dalle moderne radio (e web radio) ai social network. Un modo per riflettere sulla libertà d’espressione oggi, e sulle nuove generazioni.
# Il progetto. A far partire il progetto Onde Road è stata la partecipazione a un bando della Regione Calabria, che finanziava progetti inerenti alle radio libere. Seguivo da tempo questa tematica, così, assieme all’associazione che ho fondato (A.C.AR.I.), ho deciso di provare. Il finanziamento ci è stato concesso, anche se, purtroppo, è rimasto tutt’ora su carta, dopo quasi due anni dallo stanziamento. Grazie alla volontà di un gruppo fantastico, e al cuore di tantissime persone che ci hanno accolto dentro e fuori dal set, siamo comunque andati avanti e il progetto è cresciuto a dismisura. Le grandi collaborazioni sono nate strada facendo, la sceneggiatura infatti è stata costantemente stravolta. Ne è nato un esperimento unico: Onde Road è un road movie che scardina le regole del mockumentary più tradizionale. Volutamente sperimentale nell’oltrepassare la sottile linea tra finzione e realtà, tenta di costruire una storia avvincente seguendo temi, tracce e contenuti reali. Ne viene fuori un grande viaggio tra presente e passato, alla scoperta di un mondo “cult” perduto.
Sebbene sia un docufilm, Onde Road ha una parte di finzione molto ben delineata. Da entrambi i lati, realtà e finzione, ho però inserito e utilizzato elementi precisi e puntuali con lo scopo di ricostruire la nascita del fenomeno e il contesto sociale in cui si è sviluppato. Ogni singolo indizio, utile a svelare il finale, è reale e non inventato. È così che, ad esempio, alle cinque del mattino siamo giunti a filmare una messa con rito bizantino nel comune di Civita (CS), tra le comunità storiche albanesi in Italia (arbëreshë), in cui si parla ancora oggi, e piuttosto correntemente, la lingua albanese degli avi. Ho ripreso il live della messa, istruendo la troupe e la protagonista Barbara, affinché fossimo parte integrante di quella situazione, senza recare disturbo e senza “sporcare” col nostro intervento un rito unico al mondo. Proprio la lingua albanese che si può ascoltare nel rito, è l’indizio che l’Agente Bi cerca, la lingua che il laboratorio non riesce a trovare poiché, di fatto, non esiste: si tramanda da secoli soltanto per via orale e solo in queste comunità.
Se da una parte i contenuti documentaristici sono frutto di una preparazione e una ricerca durata mesi, dall’altra l’improvvisazione è una peculiarità presente in tutta la lavorazione del film, al fine di rendere il più veritiera possibile la narrazione. Poche risorse ma tanta indipendenza e verità, per un film girato seguendo proprio i cardini delle radio libere. Tutti i personaggi sono stati scelti con attenzione e ognuna delle interviste è “colta” dal vivo, senza una preparazione a tavolino. Il tutto amalgamato da un linguaggio fresco e giovane, che si rivolge tanto ai nostalgici dell’epoca quanto alle nuove generazioni, con la premessa che tutto può accadere. Quindi poco importa se qualcuno non riconoscerà subito nell’Alieno sceso sulla Terra il leader di una band storica degli anni settanta: Fabrice Quagliotti dei Rockets.
# La musica e il suono. Proprio Fabrice Quagliotti e i Rockets firmano la colonna sonora del film, che racchiude i più grandi successi della band, dalle sonorità riconducibili ai mitici anni settanta agli inediti contenuti nell’album “Kaos”, uscito il 30 settembre 2014 e distribuito dalla Warner Music assieme al videoclip di Party Queen. Il connubio con la band è nato strada facendo, a lavorazione iniziata. Ho voluto parafrasare questo incontro scrivendo e realizzando una scena dove la protagonista fa salire il musicista sulla sua duetto Alfa Romeo del 1973, per realizzare un’intervista ricca di effetti speciali. La pasta del video è volutamente riconducibile agli anni settanta. Il mixer audio è stato fatto digitalmente anche se l’esportazione finale è stata fatta tramite un banco audio originale degli anni settanta. Le imperfezioni video e audio sono una scelta di stile, forse un po’ estrema, ma necessaria per ricondurre lo spettatore alla dimensione delle piccole emittenti radio.
# Gli Speaker (tutti indiziati!). Sempre in bilico tra realtà e finzione, nel film si gioca molto sul rapporto speaker/indiziato: nelle parole e nei racconti degli speaker, infatti, ci sono tutti gli indizi per scoprire dove è nascosta la fantomatica “voce clandestina”. Tutti gli indiziati sono stati scelti mediante interviste faccia a faccia e telefoniche: ho passato in rassegna tutte le loro storie, tra migliaia di storie di radio libere.
La radio, all’epoca, la faceva chiunque, un po’ come Adamo (Radio Antenna 1 Rossano), che nonostante la sua amatorialità estrema ci credeva ed era molto seguito. I gruppi di radio Elle e di Radio Veronica sono rimasti nella storia, non a caso i loro programmi sono stati poi adottati dalle radio nazionali. Dj Phantom attualmente fa parte della squadra di RTL 102.5, mentre Tony King (Antonio Ruoppolo) ha un programma ancora oggi seguitissimo. Molto romantica è la storia di Giuliana Zangaro, che assieme alla creatività del fratello e ai dischi del padre ha fatto nascere una radio di grande successo per quei tempi.
Gianfranco Falsetta – sì, mio fratello – è la fonte dei miei ricordi, nonché di grandi sorrisi: lo vedevo uscire per andare in radio, portava il metal nel nostro paese d’origine, dove si sentivano soltanto tarantelle e musica melodica italiana! Radio Talpa, con il recentissimo sindaco del paese di Verbicaro (CS), è un esempio di radio sociale e di repressione ingiustificata, di lotta alla mafia e alla povertà del popolo, in stile figli dei fiori. Frank Teti è l’attuale patron di Radio Valentina, il primo a portare il soul in Calabria con la radio ufficiale della Casa Bianca in Italia (Radio Valentina negli anni ottanta trasmetteva, durante la notte, la radio ufficiale della Casa Bianca, con tutte le riunioni del congresso americano, i messaggi del Presidente degli Stati Uniti o del suo staff, una cosa unica per il sud Italia). La scelta dei nomi era spesso influenzata dalla moda inglese, quasi tutti per esempio erano Mister qualcosa. I membri del cast, a eccezione delle nostre belle protagoniste e di Battaglia e Miseferi, non sono attori veri e propri ma musicisti, gente della radio. Speaker che si improvvisano attori, per un tocco volutamente e velatamente amatoriale, in accordo col tema trattato.
# Gli antagonisti: Federico l’Olandese Volante e Awanagana. La scelta di Federico l’Olandese Volante non è casuale. Radio101, location d’eccezione per lo studio del “Capo”, è l’ex Radio One-O-One, prima Radio Milano International, la prima radio libera della nazione. Federico era un giovane speaker della mitica Radio Veronica, trasmetteva dalla nave pirata che solcava i mari e l’etere dalle acque antistanti la Gran Bretagna. Degno avversario, nella finzione, è Awanagana, un nome rimasto leggenda. La sua Radio Montecarlo invadeva le frequenze italiane e fu tra le prime radio a conquistare il nostro territorio.
# La voce della Calabria. Il centro nevralgico del film è la Calabria, terra allo stato brado, regione dove il tempo sembra non passare mai. Ufficialmente la prima radio libera d’Italia fu Radio Milano International, ma subito dopo fu proprio la Calabria ad aprire le prime radio libere del sud Italia. Un’esperienza che seguiva quella dei “baracchini”, strumento di comunicazione adottato dai camionisti e dalla polizia.
Centinaia di amatori si divertivano a inserirsi e a comunicare tra queste frequenze. Le radio libere, per chi viveva in questi luoghi, sono state l’unico momento di libertà vissuto lontano da ogni condizionamento socio-culturale o mafioso. La Calabria è una terra che vuole apparire senza mostrare, purtroppo. Non a caso serba nel suo ventre primati infelici, come una tra le mafie più sanguinarie, una comunità massonica molto forte e persino uno dei poli principali della magia nera. La parte sana, quella fatta da padri di famiglia che sgobbano, quella solidale e accogliente – la maggioranza del popolo calabrese –, appena si è paventata l’opportunità di far sentire la propria voce, si è liberata, contro tutto e tutti, con grande orgoglio ma anche con leggerezza d’animo, ilarità, creatività. Migliaia di radio sono sorte proprio per questo, per dare voce a chi voce non ne aveva, cavalcando una moda che arrivava da oltreoceano, modello, allora, di democrazia. Una grande parentesi di riscatto per un popolo e per una terra quasi sempre dimenticata, considerata ingiustamente fanalino di coda.
# Conclusioni. Durante la lavorazione del film ho preso venti chili grazie ai tanti pranzi e alle tante cene offerte dalle persone semplici e umili incontrate durante il cammino, nei vari paesi in cui ci siamo fermati. Ci hanno visti lavorare duro, e nel loro piccolo hanno voluto contribuire a questa meravigliosa esperienza con quello che avevano a disposizione. Ancora adesso sto cercando di buttare giù quei chili...
Porto un bellissimo ricordo di questa esperienza: pochissime sono state le difficoltà, tutto è andato nel verso giusto, semplicemente perché la nostra carovana procedeva in lungo e in largo con il sorriso sulle labbra. Una gran bella storia di vita, proprio come sono state le radio libere.
Massimo Ivan Falsetta